Il trionfo di nonna Betta

E chi se lo immaginava? Che in una giornata zeppa di magistrati di nome e di giornalisti d’inchiesta la parte del leone la facesse proprio lei, dall’alto dei suoi 88 anni? Ebbene sì, avete capito giusto. Elisabetta Caponnetto ieri è stata non solo un simbolo emotivo, ideale, nel giorno dedicato a Paolo Borsellino, ma è stata un’autentica mattatrice. Non l’avevo mai vista sul palco a parlare. L’avevo sempre vista per tanti anni in platea vicino a suo marito, pronta a portarselo via quando le sembrava che gliel’avessero affaticato troppo. Oppure, dopo, in qualche convegno per portare un saluto, il suo saluto, mai di circostanza. Ieri invece ha parlato, si è raccontata, ha portato la foto di loro giovani sposi (“eravamo bellini”), ha esibito e letto parti del diario giovanile del giudice, che non era mai uscito di casa per settant’anni (che privilegio per la Settimana…). Ha messo in guardia, con le parole del marito, dal rischio che la libertà evapori non per l’arrivo dei carri armati ma per “una propaganda ben fatta”. Tutti sono rimasti sorpresi, direi felicemente increduli di vederla così giovanile. Ci eravamo fatti tanti scrupoli per le scale, salire sul palco, ecc., e lei arrivava ovunque con agile passo. Aggettivo di sintesi: deliziosa.

Poi il fuori-programma su “Scampia Trip”, il libro scritto da qualche scrittore e un nugolo di giovani napoletani. Anche questo superiore alle aspettative. Un giovane dei movimenti anticamorra e un musicista degli A67 hanno chiesto di venire a Genova a loro spese per parlarne. Testimonianza tesa, un ottimo caffé ristretto (per stare nell’allegoria napoletana), li riinviteremo presto.

Al termine il diritto di scrivere di mafia e la piéce teatrale “Parole d’onore” di Attilio Bolzoni. Bolzoni stesso, David Lane e il magistrato Francesco Cascini sono stati bravi. Ma il meglio è stata la confessione di Margherita Rubino: dava sempre la mancia a quel poveretto del suo verduraio, ne avrà lui più bisogno di me, pensava. Poi ha scoperto che il poverino era il capo della mafia ligure. Vatti a fidare delle apparenze. Come disse a Milano la vicina di Liggio quando lo arrestarono in latitanza? Era una così brava persona…. (dieci e lode a Sansa: per venire ieri, prima ha rinviato le ferie, poi ha combattuto a colpi di antidolorifici un improvviso e fortissimo mal di schiena: che belli i giudici combattenti…)

P.S. E poi bbbrava Mariaaa, la nostra blogghista che ha superbamente curato il libro del giudice: "Io non tacerò" (Melampo editore, noblesse oblige)

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