Donne da conoscere. Il bello dei diritti

E’ finita. E ho già un po’ di nostalgia. Sembra di essere a settembre quando si lascia la spiaggia e si torna a casa, anche se mi accingo a fare esattamente il contrario, ossia ad andare in vacanza. Questa Settimana Internazionale dei Diritti è stata un’esperienza straordinaria. Ricca di persone straordinarie. Ieri sera, a mezzanotte, anche il pubblico diceva il suo dispiacere che fosse tutto finito, dopo la splendida performance di Ottavia Piccolo e del trio musicale che intervallava le sue letture (voce di Maryanne fantastica, la talent scout è stata Patrizia Conti). Tre donne vere ieri sera, prima di Ottavia: Isoke Aikpitanyi, Lita Boitano e Janine Rawley. Sul palco a raccontarsi, un’emozione collettiva che te la sentivi alle spalle senza neanche bisogno di voltarti. Isoke con la sua rivolta contro la tratta delle nigeriane, Lita e la sua infinita lotta di verità e giustizia in Argentina (“prima di morire vorrei i resti dei miei figli” ha detto nell’unico momento in cui le si è rotta la voce), Janine e la sua lotta contro lo stupro (ne ha subiti tre e solo nella maturità ha avuto il coraggio di denunciarli). E nel pomeriggio il racconto di Enaiatollah Akbari, il ragazzo afgano protagonista di “Nel mare cui sono i coccodrilli”. Non vi saprei dire come mai, ma a sentirlo c’erano un sacco di adolescenti, si vede che il libro sta girando molto tra i giovanissimi lettori. “Tornerò in Afghanistan” ha detto, “mi piacerebbe avere qui mia madre, ma è più giusto che resti lì con i miei fratelli”.

Racconti duri ma anche il senso di fare cose utili. La notizia dell’intitolazione a Genova di una piazza alle donne di Teheran sta facendo il giro dei siti iraniani ed è considerata una vittoria da tutto il dissenso, Shirin Ebadi ne era felice l’altra sera. Bialiatski dopo la cittadinanza genovese è più tutelato e forte nella sua Bielorussia. E poi un fatto simbolico: il primo incontro della storia tra le madri in lutto iraniane e l’esperienza delle madri della Plaza de Mayo è avvenuto a Genova. Bisognava vederle le donne arrivate con le foto dei loro figli mettersi a piangere al racconto di Lita. Sembrava (almeno a me) un miracolo che persone già così piene di sofferenza avessero spazio per provarne anche per altre. E tutto mentre ricevevano da Lita qualche insegnamento su come lottare. Con il suo ricordo amaro dei silenzi della Chiesa (eccole qua le radici profonde della “messa dei diritti”…).

E’ stato veramente bello. Un grazie a tutti quelli che sono venuti. Un grazie grande a quelli che ci hanno creduto e ci hanno lavorato. Brunetta non sarà d’accordo, ma ci sono dei dipendenti comunali formidabili, capaci di battersi perché le cose buone riescano. Grazie quindi a Cesare, Angela, Marisa, Milena, Giovanna, Carla, Daniela, Raffaella (procedo random..), Stefano, Pier Luigi, Ricesare, Patrizia, Paola, Stefania, Giuliana, Licia, Emanuela, Maria. Grazie a Carla e ai suoi ragazzi. E grazie, ovviamente, alla grande Città digitale! (e se ho dimenticato qualcuno…ceneri sul capo)

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