La classe operaia va in paradiso

E non figurativamente, purtroppo. Mi spiace dedicare un terzo post in pochi mesi a qualcuno che se ne è andato, ma all’Introzzi proprio glielo devo. Era lui la classe operaia. Da quando nel gennaio del 1986 arrivò al quarto piano di corso Cristoforo Colombo 10, a Milano, sede di Società Civile. Era appena stato fondato il circolo, con i suoi 101 promotori, tutti intellettuali, professionisti, imprenditori, magistrati ecc. Era stato un pugno nello stomaco per Tangentopoli ai suoi fasti e una ventata di speranza per i milanesi che non ne potevano più. Ma, appunto, tutti grossi nomi. Suonò il campanello, andò ad aprire Rossana, la segretaria, e lui disse “io sono la classe operaia”. Nessuno lo conosceva ma venne accolto con simpatia proporzionale alla sua disponibilità e alla sua intelligenza politica. Anche alla sua capacità di dare affetto. Era dei telefonici, sindacalista e aveva fatto pure la Resistenza o l’aveva aiutata da ragazzo. Io gli baciavo a sorpresa la nuca spoglia e lo sfottevo, “fammi baciare la Resistenza”. Fu una colonna del circolo, e se c’erano problemi pratici in sede o per le manifestazioni si (e ci) canzonava: li avrebbe risolti lui, che mica era inetto come i 101. Ha continuato a tenere insieme tutti anche dopo la fine del circolo. Con le sue cene alla cooperativa Satta, o in una vecchia sede del Pci alla Barona. Cercando di garantire la data in cui potessimo essere presenti tutti, o almeno quelli a cui si era abituato a volere più bene. Credo che non ci sia stata materia sulla quale non ha impegnato le sue energie, ogni volta portando altre persone a interessarsene e partecipare: lavoro, pace, mafia, ambiente, giudici, Costituzione, Africa, America latina. Buono come il pane e rigoroso come un vecchio maestro di provincia. L’Introzzi è stato un po’ la nostra buona coscienza, anche quando avevo avuto un attrito con Armando Spataro. Soffriva nel sapere che avevamo litigato e mandava lettere e telefonate. Fu felice quando seppe della pace avvenuta.

Negli ultimi mesi è stato male, aveva perso la voglia di vivere. Ho fatto in tempo a regalargli il libro di Caponnetto e la biondina a farlo ridere una delle ultime volte. Non riusciva più a parlare. Oggi (ieri pomeriggio) se ne è andato e io voglio salutarlo e ringraziarlo anche a nome di tutti gli amici di Società Civile. La classe operaia ci mancherà, mica era una classe qualunque.

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