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Il cacciatore di meduse
Oggi vi racconterò la storia di Attila, il cacciatore di meduse. Attila è un fantastico bambino di otto-nove anni che abita sotto casa “nostra” a Stromboli. Si chiama così perché è ungherese e al suo paese Attila è un eroe nazionale, come da noi lo è Giulio Cesare che in Ungheria, credo, sarà ricordato più o meno come Attila dalle nostre parti. E’ qui perché è stato adottato con estremo amore da una coppia di amici; lei fra l’altro è una politica e dunque vedete che anche i politici, ogni tanto, hanno un’anima. Quando arrivammo a Stromboli l’estate di tre anni fa all’alba, con la nave che allora salpava ogni sera da Napoli, ce lo trovammo d’improvviso sull’uscio con l’aria curiosa e indagatrice dei bambini. Ciao, disse alla biondina che stava sistemando i bagagli. La biondina che ha una passione sfegatata per i bambini gli disse ciao, come ti chiami? Lui rispose Attila. La biondina vide di colpo le vacanze trasformarsi in un inferno. Poi ebbe una folgorazione: scusami, ma Attila è il tuo soprannome o il tuo nome? Il mio nome disse lui, e lei riprese a respirare. Attila è uno studioso attento di tutto quel che ha intorno. Potete trovarlo chino su un sasso o su una canna o su insetto per mezze ore intere. Si accovaccia e osserva e tocca e impara da solo. Ma è anche bambino di azione. Corre sulla spiaggia, nuota e ride, fa cose ardite sugli scogli, tempera pezzi di legno. A volte sembra il moto perpetuo. La capacità di osservazione e il gusto per l’azione ne hanno fatto il più formidabile cacciatore di meduse della storia. Ci sono le meduse, urla la signora. Lui arriva con maschera e retino, si butta sott’acqua e batte il mare per ripulirlo dei nemici. Sa che quelle gialle non fanno male, che bisogna stare attenti a quelle marroni, riconosce quelle morte, sa anche come infilzarle, se necessario. Ieri sulla battigia ce n’era una grande quanto un gatto ma lui non ha fatto il ganassa e non s’è inventato di averla catturata lui. Se l’è studiata per un’ora, però. Mentre voi dovreste studiargli il sorriso negli occhi birbanti e luminosi per capire che regalo ha ricevuto e come lo ricambia.
Qui a Stromboli intanto si va verso la fine. Ma io, come qualcuno sa, ho il mio metodo infallibile, che gli amici hanno incominciato a copiarmi. Non dico mai “mancano cinque giorni”, ma dico alla biondina “ti porto cinque giorni a Stromboli” e così tutto sembra più gioioso. Gioia anche vedere Maratea oltre l’orizzonte, tanto il cielo era terso oggi, in attesa dell’arrivo del maestrale (che è arrivato). Gioia vedere Lidia che mentre facciamo il bagno chiama per nome il pescatore che passa con la barca, chiede cos’hai preso, quello mostra un po’ di pesci, e lei compra stando in acqua. Niente intermediazione, lui guadagna di più, lei spende di meno. Nulla contro i centri commerciali, ma quando stai dentro queste scene senti la grandiosità possibile della vita. Buon sabato sera, ora, mi butto sul libro. E se poi sogno qualcuno ve lo dico.
P.S. E ora (vedi due post fa…) ripetete bene con me: ferrato, si schermisce….
Nando
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