Vocabolari a rischio e lettere Pd

Questo è un messaggio urgente. La lingua italiana è in pericolo! Tutti i blogghisti si mobilitino senza risparmio, diano il loro contributo alla difesa della civiltà linguistica italiana. Portino secchi di olio bollente sugli spalti per ricacciare indietro i barbari che arrivano con le scale a pioli per dare l’assalto al Vocabolario. Fate una catena di sant’Antonio, un tam tam indefesso, per dire, spiegare ai giornalisti della tivù e della carta stampata che non si dice “schernirsi” o “alla domanda si schernisce”, ma si dice “schermirsi” e “alla domanda si schermisce”. Emminchiazza, direbbe Lillo. Schernire vuole dire dileggiare, canzonare; in genere crudelmente. Schermirsi vuol dire proteggersi con ironia o imbarazzo, sgattaiolare, usare l’understatement, fare orecchie da mercante, tenersi a distanza. Molte sfumature, insomma, però nessuna evoca il dileggio. Ma perché non tenere il vocabolario a portata di mano, benedetti giornalisti (che per di più si definiscono ormai tutti “scrittori”?). Io ho il mio ottimo “Dizionario dei sinonimi e dei contrari” concepito per l’Arma dei Carabinieri chissà quanti decenni fa  e queste cose me le dice. Mi raccomando: datevi da fare, perché vedere bravi inchiestisti fare questi strafalcioni graffia il cuore. Lo stesso, mi raccomando, fate con chi dice “non sono afferrato”. Vi sembrerà strano, ne sarete sconcertati, ma lo dice una quantità di persone istruite da non credere, ohibò. E invece si dice “ferrato”, dal ferro messo ai cavalli per andare su una strada poco morbida. Dunque, ripetiamo bene tutti insieme:  “schermirsi”; “ferrato”.

Chi non mi sembra troppo “afferrato” in comunicazione politica sono i leader Pd che si affidano a lettere personali ai grandi quotidiani per fare conoscere le loro idee della settimana. Fra l’altro, in genere, provocando nei lettori gli stessi brividi che negli anni settanta provocava una dichiarazione di Cariglia, il leader o ministro socialdemocratico che sembrava uscito dalla “Sonnambula”. Mi disse un giorno Giampaolo Pansa di avere atteso più di un mese per fare un’intervista a Berlinguer. Perché intervistare il segretario del Pci era un’impresa. Quando lui parlava, parlava un grande partito più il pensiero politico (ripeto: pensiero politico) di un leader dell’eurocomunismo. Ora si fanno le lettere estive ai giornali per dire quasi nulla.

A proposito del dire e del non dire, chi vuole sapere subito che cosa penso delle minacce via stampa di Vittorio Feltri vada sul sito del Fatto. Penso, lo dico subito, che quando si ricatta una persona si commette un reato. E che dove c’è il ricatto il giornalismo diventa la stessa cosa di una pallottola in una busta chiusa. Nulla di più. Siccome a parlare di ricatti mi viene in mente la mafia, vi dirò pure che il libro va avanti. Ora sono alla colonizzazione del nord. E quando, dimentico delle mie ricette, vado a letto appena finisco di scrivere, ancora sogno. Per fortuna l’altra notte ho sognato Falcone. Facevamo fisioterapia insieme. Mi ha detto (giuro) che sta cercando di rimettersi in sesto…

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