Una donna contro la ‘Ndrangheta (in Brianza)

Il Fatto Quotidiano

3 ottobre 10

Averne, come la Lucrezia. Di consiglieri comunali di opposizione che sappiano fare davvero il loro mestiere. Controllare, esigere, puntare i piedi fino a raggiungere l’obiettivo. O fare in pubblico i nomi che non si può. Lucrezia e Desio. Lucrezia e gli abusi edilizi. Lucrezia e la ‘Ndrangheta che ti alita sul collo. Quando l’estate scorsa sono arrivati come un tornado gli arresti di Ilda Boccassini contro i clan calabresi dallo Stretto al confine svizzero, ci è finita dentro pure la grassa terra di Brianza. Dove in tanti facevano spallucce, qui mica siamo a Palermo. Allora ognuno ha ricordato quella cocciuta consigliera di Desio che mobilitava, organizzava assemblee pubbliche con consiglieri regionali, dirigenti del suo partito -il Pd-, giornalisti ed esperti. Sale piene, e il coraggio che piano piano conquistava i presenti fino a fare scattare le denunce. “Non è stato così difficile accorgersi che qui qualcosa non andava. Venivo da Cormano, iscritta al Pci dal ’79, anche se ho incominciato a fare politica attiva nel ’95, ai tempi dell’Ulivo. E appena sono arrivata a Desio ho fiutato le stranezze. I cittadini, per esempio, non andavano negli uffici per le loro questioni edilizie, ma sembrava che dovessero passare tutti prima dal geometra Rosario Perri, il capo dell’ufficio tecnico. Sì, proprio lui”. Giusto, fermi un attimo. Questo Perri, calabrese della provincia di Catanzaro, è  l’assessore provinciale che qualche settimana fa si è dovuto dimettere per effetto dell’inchiesta. Nella neonata provincia di Monza e Brianza l’avevano messo a fare indovinate cosa? L’assessore al personale e alle aziende partecipate. Che vuol dire che avrebbe assunto lui tutto il nuovo personale richiesto dalla provincia, insomma sarebbe stato il padrone dell’istituzione. Una scelta strategica. Una pacchia. Celebre la telefonata con il figlio a Londra, invitato a venire in Italia a prendere le centinaia di migliaia di euro che il padre conservava nei tubi in casa e a portarne un bel po’ in Svizzera. Ma che soldi sono?, risponde il figlio, rifiutandosi di eseguire (“macché risparmi, papà!”). “Ecco, quando io arrivai qui Perri aveva la tessera del Psi e se l’intendeva con Natale Moscato, assessore ai lavori pubblici, socialista anche lui, una famiglia legata a Natale Iamonte, un grande boss mandato qui al confino. E io mi insospettivo quando vedevo che per parlare di lavori pubblici e di edilizia quei due, invece di stare in ufficio, scendevano in cortile e stavano lì a confabulare. La gente mormorava. Ma sembrava che nessuno potesse fare niente. Per questo quando sono stata eletta in consiglio mi sono subito impegnata sulla correttezza e mi sono guardata bene intorno”.

Lucrezia Ricchiuti, non fa solo la consigliera. Cura la parte amministrativa della società del marito, promotore finanziario. Ha tirato su due figli, e quando ha dovuto fare un po’ meno la madre si è pure iscritta e laureata in scienze politiche, tesi in storia del sindacato. A dimostrazione che non bisogna essere professionisti per far bene la politica. “Desio è una città dove comanda Massimo Ponzoni, già assessore regionale e ora nell’ufficio di presidenza della Regione. Oh, sia chiaro, non è indagato; però chissà perché è già finito un po’ di volte in inchieste di ‘Ndrangheta. Qui nel 2008 si scoprì una scena da Gomorra: tir che un week end  andarono avanti e indietro indisturbati per la città sversando rifiuti tossici -c’è un’inchiesta in corso- nel terreno gestito da un tale Fortunato Stellitano, calabrese pure lui. Chissà per quanto tempo l’hanno fatto. E chissà i danni ambientali. Da allora sa io che cosa faccio? Mi giro tutti i terreni agricoli per controllare se sono senza sistemi di cinta, perché deve essere visibile che cosa ci accade dentro, al massimo si può accettare una rete. Se sono cintati puzza. E poi guardo se vengono su case o ville abusive. Sa, qui la parola d’ordine era ‘non andare in Comune tanto poi s’aggiusta’. E infatti una delle più grandi soddisfazioni per le mie denunce è che martedì si demolisce una villa abusiva. Sa di chi è? Di Antonino Reitano, l’assessore all’ambiente di Cusano Milanino”. Lucrezia però non si occupa “solo” di legalità. A lei si deve infatti se il Comune ha venduto i suoi terreni a decine e decine di artigiani che li affittavano, per metterli in condizione di avere, durante la crisi, i mutui dalle banche. Soprattutto a lei si deve la difesa delle case comunali piene di anziani, in gran parte vedove, che qualcuno voleva vendere per far cassa.

Certo la battaglia per la legalità e per liberare la Brianza dai clan è la sua priorità. “E mi scoccia che il mio partito non faccia altrettanto. Mi scoccia che non riusciamo a essere quelli ‘del fare’. Lenti e bravi  parlare. Quando mi è arrivata la convocazione dell’assemblea regionale del 18 scorso e ho visto che non si faceva cenno a quanto era accaduto in luglio, nulla su quel che abbiamo saputo su ‘Ndrangheta, amministrazioni e politica, ho mandato subito una lettera a Martina e Cornelli, i segretari regionale e provinciale, per chiedere come mai. Nessuno mi ha risposto. Proprio non lo capiscono. Ma da qui sabato pomeriggio prossimo faremo partire una grande fiaccolata. Tre ore in cammino con sindaci, consiglieri comunali democratici e i cittadini che non vogliono più i clan al comando. Saremo in tanti, mica sono sola”. Giusto, però una richiesta che sgorga dal cuore ora la fa chi scrive. Quando si rieleggerà il consiglio comunale di Desio, per favore, nessuno dica che la Lucrezia c’è già stata tre volte e che ci vuole il ricambio. Già visto. Averne, come lei…

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