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Metti una sera a cena. E fatti una Convergenza…
Eccomi qua, risorgo un attimo per voi dal ritiro totale (ma con musica) in cui mi sono ficcato per finire la “Convergenza” (libro su “Mafia e politica nella Seconda Repubblica”, per chi si mettesse in questo momento in ascolto). E qui pubblicamente dichiaro di essere abbastanza soddisfatto della mia creatura. Continuo a presentarlo alle poche persone con cui parlo in questi giorni -eccezion fatta per le lezioni- come un libro molto “moderno”. Chissà perché nella mia mente si è piantato, già dalle notti del vulcano a Stromboli, questo aggettivo. Però mi sembra di averne fatto cosa leggibilissima da tutti, con schemi delle lezioni universitarie, e con suggerimenti bibliografici (ma non con le note). Insomma o gli uni diranno che è libro dalla scrittura troppo poco accademica e gli altri, viceversa, che è libro troppo accademico. Oppure qualche anima pia riconoscerà, appunto, che è libro…moderno. Anche perché, e qui vi do una ghiottoneria, ho spesso accostato in magnifici riquadri quel che ha detto un boss mafioso e quel che ha detto un parlamentare o un membro del governo. Frasi quasi identiche, che testimoniano un “idem sentire”. Parlano la stessa lingua, in genere, quelli che appartengono a uno stesso popolo. O no?
Sabato scorso la attesa fiaccolata anti-ndrangheta da Limbiate a Monza. Mi sono fatto trovare direttamente a Monza (sempre colpa della “Convergenza”…). Circa duecento persone, non un esercito. Ma l’importante è incominciare con questi gesti di ribellione, far capire che non si è più tutti messi in fila come tanti gonzi che parlano della mafia al sud e leggono le frasi di Saviano su Casal di Principe. Che l’ambiente, quello che deve reagire, sta diventando un po’ ostile e combattivo; e che chi si prende i voti dai clan d’ora in poi si ciuccerà denunce e pernacchie a gogo. C’erano anche molti giovani, entusiasti direi. A essere sincero, penso però che queste manifestazioni sarebbe meglio non farle dietro bandiere di partito. Si rafforza l’identità politica (e lo capisco) ma si perdono opportunità importanti per la lotta alla mafia. In ogni caso: si sta partendo, finalmente.
Novità sconvolgente in famiglia, infine. La minore dei Gracchi, attualmente a Roma a lavorare per i Ris televisivi (ma godetevi a gennaio il suo nuovo Checco Zalone) mi chiama una sera a mezzanotte per dirmi che è stata casualmente a cena con Robert De Niro. La biondina dice di non prenderla in giro, ma dalla voce emozionata capisco che è vero: la poverina non stava più in sé per la vergogna di avergli chiesto tutto il tempo solo di Bruce Springsteen. Pare che lui l’abbia presa bene, però. Una star italiana l’avrebbe mandata a quel paese. Vedete le soddisfazioni della vita. Tu fai la Convergenza e la figlioletta chiede di Bruce a Robert De Niro. Potrei entrare in crisi. Ma rinvio a quando avrò finito (una settimana ancora…). Ora proprio non possumus. Alla prossima riemersione. E auguri a Benigno di nome e di fatto!!! E pure a Stefanoski sposo, dove lo mettiamo, dico?!
Nando
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