Questo sito non utilizza alcun cookie di profilazione. Sono utilizzati cookie di terze parti per il monitoraggio degli accessi e la visualizzazione di video. Per saperne di più e leggere come disabilitarne l'uso, consulta l'informativa estesa sull'uso dei cookie.AccettoLeggi di più
Poesie da autobus e trionfi internazionali (con risata)
Buondì a tutti e in particolare al pubblico più affezionato. E’ da qualche giorno che desidero farvi un regalo. Ovvero raccontarvi un piccolo episodio. Dunque, sono sulla 94, gloriosa linea di autobus milanese, quando sale una ragazza di colore con un piccino biondo di tre anni circa, di cui è probabilmente la baby sitter, e che non riesce ad andare a timbrare (obliterare…) il biglietto perché l’autobus la sballotta e il bimbo le si è aggrappato a una gamba. Un giovanotto capisce la situazione e si offre di andare lui a timbrare; poi torna da lei con il biglietto a posto. “Grazie”, “si figuri”. Dopo qualche minuto lui scende e scendendo saluta il bimbino. Il quale risponde contento e poi si volta eccitato verso la baby setter chiedendo: “devo salutare tutti quelli che scendono?”. L’ho trovata stupenda. Vedete come una gentilezza ne provochi un’altra e poi l’idea più gentile che abbia mai sentito nella mia vita. Salutare tutti quelli che salgono e scendono dall’autobus… Da quel giorno vivo in altro modo anche i tipi e le tipe che si piazzano alla porta di uscita e non ti fanno scendere se non ti produci almeno in una decina di contorsioni o quelli che si piazzano davanti alla macchinetta della timbratura e anzi ci stanno con il giornale spalancato, incuranti dei poveretti che arrivano con la borsa in una mano, l’ombrello nell’altra e il biglietto tra i denti.
E passiamo alle cose minori. Stupendo il giudizio della viceambasciatrice americana sul nostro “statista”. Debole, portavoce di Putin, vanitoso, festini selvaggi…Ci faccia su lui una bella risata ché noi ce ne facciamo due. Questo è il famoso prestigio dell’Italia nel mondo strombazzato dai tiggì di corte. Ancora più stupenda la storia di Michelle Bonev, la bulgara vincitrice del finto premio a Venezia. Ragazzi, ma nemmeno un imbonitore di Forcella sarebbe riuscito a inventare una cosa del genere, nemmeno nel delirio delle tre carte, ammettiamolo. E nemmeno io per il 1° di aprile nella più folle delle goliardate. Siamo a una sottospecie di Totò, che almeno era un artista vero e non ha mai pensato nemmeno per un attimo di farci da presidente del consiglio. E poi, sempre per deliziare l’umore mattutino, che ne dite del capo del governo che telefona lui direttamente alla prostituta-escort emiliana e si presenta dicendole “sono il più amato dagli italiani, sono il presidente”? Come dicono i politici, quando vogliono dare un colpo d’ala o di poesia ai loro discorsi? Che occorre andare “oltre”? Ecco, siamo andati “oltre”. Come mai ci era successo. Meno male che Silvio c’è.
Nando
Next ArticleContro la mafia. I testi classici