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Ricordi, breve cronaca e un ottimo consiglio
Ve lo dico dopo come è andata giovedì sera la presentazione della “Convergenza” al Club Tenca. Prima voglio ricordare qui due persone, con le quali avevo rapporti diversi. La prima è Vittorio Grevi, e forse lo avevate immaginato. Sono rimasto sconvolto dalla sua morte fulminea, una leucemia di pochi giorni. Mi aveva mandato un sms venerdì mattina (il giorno prima!) per ringraziarmi del libro e dirmi che era da tre giorni in ospedale, che gli avevano detto che se la sarebbe cavata. Medici pietosi, immagino. Ma la mia risposta era stata coerente con quella sua speranza. Ha ragione Armando Spataro. Se ne va con lui uno dei pochi spiriti liberi del diritto. Uno che non urlava, che non amava la demagogia. Ma che non è mai arretrato di un millimetro nella sua difesa della legge e della Costituzione. Semmai arretrava di pagine sul Corriere, quando la pressione di B. e del suo potere si faceva insostenibile. Dalla prima pagina a quelle interne, dai commenti visibili a quelli più riposti. Gli deve molto la democrazia italiana, gli deve molto il movimento antimafia: nella calda e callida estate dell’82 fu fra i tre o quattro che presero la penna per difendere il prefetto di Palermo; non smise più di occuparsi dell’argomento, e i suoi studenti di Pavia sanno bene quanto egli ha fatto per la loro formazione sui temi più scomodi; fu da lui, a Pavia, che Falcone fece il suo ultimo intervento pubblico. E’ una perdita vera. Ora lo dicono in tanti. Peccato che non abbiano mostrato altrettanta considerazione per il suo spessore scientifico e civile quando si è dovuto decidere chi scegliere per la vicepresidenza del Csm nella scorsa estate (chi vuole vada a rivedersi il mio articolo per il Fatto). Grazie e addio, Vittorio.
Addio anche a Giacinto Leone, direttore dell’Accademia di Belle Arti di Lecce. Un infarto mentre era al lavoro nella sua accademia. Di lui non posso dire di essere stato amico. Lo avevo però conosciuto e stimato quando ero sottosegretario all’Università. Lo attaccavano dall’interno della sua istituzione imputandogli cose assurde, in esposti che -senza conoscerlo- mi ero pur studiato con scrupolo. Uno di questi esposti era finito nelle mani di un alto commissariato contro la corruzione. Che ci era saltato sopra per far bella figura con la stampa e magnificare la propria lotta contro la corruzione accademica. Invece di puntare sulle università del mercimonio, o sui concorsi per medicina, avevano trovato facile colpire una accademia di provincia. E avendo io (io responsabile del governo!) chiesto la documentazione relativa, mi venne negata. Ne soffrì molto, e non credo che l’infarto sia estraneo a quella sofferenza. Complimenti agli avvoltoi. E sia giustizia vera per lui.
La presentazione della Convergenza, vi dicevo dunque. E’ andata bene. Forgione dirompente, Caselli che è arrivato preparato come uno studente e che per questo ha fatto un figurone con i giovani (“ma pensa che serietà, un magistrato come lui, hai visto come si era segnato tutto?”, è stato il ritornello per due giorni). Ha detto una cosa bella (per me): questo è un libro che non si può raccontare, bisogna solo leggerlo. Bravo anche il grande Mario Portanova. Tanto pubblico, tanti giovani. Continua la scommessa. Lavoro, impegno, pensiero, niente demagogia. E soprattutto: prima mettere in fila quello che c’è, che è avvenuto sotto i nostri occhi, che è visibile a tutti. Poi inseguire i segreti. E a proposito: attenzione a non diventare troppo intimi con i collaboratori di giustizia o quelli che non lo sono tecnicamente (come Massimo Ciancimino) ma vengono da quel mondo, cari amici. Che essi siano i benvenuti, ma tenere educate distanze non è male.
Nando
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