Diritti a Genova. In direzione ostinata e contraria

la Repubblica di Genova 

8 dicembre 2010

Domani centinaia di giovani di tante nazioni diverse si incontreranno a Bruxelles al parlamento europeo. Lì chiederanno la confisca dei beni di mafiosi e corrotti. Occasione: la giornata mondiale contro la corruzione, una data che dovrebbe dire molto all’Italia, sempre più in affanno nelle zone basse delle graduatorie di Transparency International. Anche per questo la Tre giorni genovese dell’editoria civile (10-12 dicembre) aprirà venerdì pomeriggio con uno dei grandi testimoni nazionali della battaglia per la legalità, Gherardo Colombo. L’appuntamento tende, con i libri e gli autori invitati, a valorizzare i temi oggi più caldi sul fronte dei diritti. Dalla trasparenza delle istituzioni ai diritti umani (immigrazione e razzismo), dalla famiglia e dall’infanzia alla mafia e al diritto alla verità per le vittime delle stragi. Non ci sono infatti solo la giornata contro la corruzione o l’anniversario della dichiarazione dei diritti umani (il 10) a dare una cornice di senso a questa tre giorni. Gliela danno i fatti concreti che stanno scuotendo il paese. La tentazione sempre forte della xenofobia, pronta -come si è visto-  a gettarsi avidamente sui fatti di cronaca nera; le difficoltà della famiglia e della maternità, così distanti dalle oleografie pubblicitarie; la minaccia espansiva delle organizzazioni mafiose e segnatamente della ‘ndrangheta, con il corredo di intimidazioni a decine di giornalisti calabresi solo nello scorso anno; la conclusione beffarda del processo per la strage di Brescia. Questo e altro c’è nella vicenda di questi ultimi mesi. Scrivere, leggere, ascoltare i testimoni della tastiera, dallo scrittore più famoso al blogger, sono tutte attività che contribuiscono a costruire il difficile edificio dei diritti in mezzo alle tensioni e alle incertezze dell’epoca.

Genova lo farà coinvolgendo alcune delle sue risorse più preziose. Lo specialissimo albero di Natale che verrà inaugurato a Tursi sabato mattina, l’Albero dei Diritti con dodici vele, ciascuna dedicata alla frase di un testimone storico dei diritti, da Primo Levi alla Politkovskaja, da Borsellino ad Aung San Suu Kyi, nasce dall’inventiva e dalla sensibilità dei docenti e degli studenti del Barabino. I seminari del sabato e della domenica mattina (i problemi dell’infanzia e il bilancio della Carta di Lisbona) nascono dal lavoro di ricerca dei dottorandi del dipartimento di democrazia e diritti umani  dell’Università genovese. Mentre un importante gruppo di iniziative viene realizzato in collaborazione con il Patto per lo sviluppo della Maddalena proprio in quel “distretto della legalità” da poco in costruzione in una delle aree più precarie del centro storico. E’ la prova che i diritti stanno davvero diventando un punto di raccolta di energie, una bussola espressiva per la città. Se si pensa alla fatica che le metropoli italiane ed europee stanno compiendo nel mantenere la propria vocazione cosmopolita, se si pensa alla tendenza nazionale a escludere dagli orizzonti su cui investire ciò che sa di cultura e di “immateriale”, Genova spicca per andare, nei limiti drammatici imposti dalla crisi, “in direzione ostinata e contraria”. La tre giorni dell’editoria è un nuovo tassello su questa via. Quella del protagonismo civile, del rischio dell’innovazione culturale. Non è casuale in fondo che abbia uno dei pochissimi sindaci (è onesto riconoscerlo, a questo punto) che non si deve rimproverare di avere taciuto davanti ai clan pur di “preservare la buona immagine della città”. Ed è senz’altro per questo che viene guardata con interesse dal mondo della cultura nazionale. Il quale ne conosce i limiti, ma ne osserva con sollievo la direzione di marcia.

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