Politica e merito. Da Paola Vezzani, economista, professoressa universitaria

Uscita ed entrata: un sogno possibile?

L’Italia ha alcuni grandi ‘problemi’, per usare un termine molto civile: criminalità organizzata, alto debito pubblico, evasione fiscale e, lasciatemelo dire liberamente, l’attuale classe politica al governo (e non). Credo che chi di noi è fuori dagli schemi e dagli ambiti della politica non abbia le distorsioni inevitabili di chi è parte integrante del sistema e dei suoi squilibri. Parlerò pertanto, anzi scriverò, molto liberamente.

Le conseguenze che questi ‘problemi’ provocano al nostro paese, peraltro anche tra di loro collegati, dovrebbero essere sotto gli occhi di tutti ma credo che tanti cittadini oggi avrebbero bisogno di una visita seria dall’oculista.  Basta lamentarsi. I problemi non si risolvono lamentandosi, ma agendo. Lo premetto da subito affinché le cose siano in chiaro. Non voterò mai la classe politica che oggi siede al governo, né mai mi asterrò. Vado a votare da 30 anni e continuerò a farlo.

Vivo e lavoro in questo paese. Ricevo molto e quindi restituisco in cambio tutto quello che posso: ad alcuni non sembra ma anche il fatto di attraversare la strada e avere un semaforo che funzioni non è così scontato e quel semaforo e quella strada esistono anche grazie al pagamento da parte nostra delle tasse. Lavoro circa 5-6 mesi l’anno per pagare le tasse e non me ne vergogno né ne sono dispiaciuta, ma oggi è arrivato il momento di fare qualcosa di più.

E infatti il punto è un altro. Ci vuole un atto di coraggio totale. Quegli atti di coraggio che possono venire solo da chi decide che è giunta l’ora di uscire di scena. E le origini di questi atti sono due: una in uscita e una in entrata.

Partiamo dal punto in uscita. Tutta (diciamo almeno il 90%) dell’attuale classe dirigente politica ha dimostrato di non essere in grado di sapere fare il proprio mestiere, per vari motivi che possiamo anche analizzare ad uno a uno, al primo posto dei quali c’è il carisma, assieme certamente alle capacità professionali e al modo di pensare e operare.

Basta. Questa classe politica dirigente deve uscire e non devono essere loro a decidere chi esce e chi no. Si esce e stop. Tutti e in fila indiana. Si cambia. Non hai un mestiere perché hai fatto sempre il politico? Mi dispiace: puoi sempre cercare un lavoro qualunque, in Italia o all’estero, e vedrai che qualche risparmio da parte l’hai messo anche perché non hai certamente 20 o 30 anni. E poi sappiamo che esiste sempre la pensione parlamentare. Scusate la durezza delle parole ma non usciremo vivi da questa situazione assurda in cui il paese ‘bello e impossibile’ da raggiungere per tante cose sta diventando sempre più ‘brutto e possibile’ da superare da parte di tutti.

Chi entra al posto di quelli che escono in diligente silenzio senza tante proteste? Intanto premettiamo che ne bastano meno di un terzo e quindi la scelta sarà certamente più facile.

Cosa me ne faccio di centinaia di soggetti al parlamento che lavorano, quando va bene, dal martedì al giovedì e poi tornano a fare i loro mestieri?

Da adesso in poi al governo e al parlamento io desidero signori e signore che per 5 anni (o lunghezza del mandato da decidere) si dimentichino delle loro professioni e lavorino a tempo pieno per il paese. Già paghiamo bene quegli attuali, sicuramente pagheremmo molto bene anche loro.

Non voglio vedere quasi neanche un nome dei politici attuali: come anticipato il 10% è salvabile e il resto no. Desidero qualcuno che sia un fuoriclasse nella sua attività. Dieci persone per attività si possono individuare in poco tempo. Ognuno di noi è in grado di fare nomi nel suo ambito. Voglio medici, professori, professionisti, giornalisti, agricoltori, persone d’azienda, voglio persone della società civile che abbiamo conquistato e fatto scoperte, che abbiano una reputazione inattaccabile. Cervelli fini ma silenziosi. Giuro che non li unirò a cornacchie fannullone arriviste e ignoranti che non sanno neanche cosa stanno votando e ubbidiscono al verbo del padrone di turno. Voglio persone serie che dalla mattina alla sera studino e lavorino ai problemi del Paese.

Non mi importa nulla dei partiti che scelgono chi vogliono loro. Non se ne può più. Per guidare la macchina devo sostenere un esame. Per svolgere molte attività devo sostenere altri esami. Possibile che per l’attività più delicata che ci sia, governare un paese, fino ad oggi sia stato sufficiente solo “esistere”? Ci vuole una patente e la patente è quello che hai fatto sino ad oggi.

Sei stato un eccellente medico in campo oncologico e la tua storia lo dimostra? Benissimo: ti pagherò il doppio e ti occuperai di sanità e riforme in questo campo.

Conosci bene la situazione economica nazionale e internazionale e hai anche competenze di regolamentazione finanziaria? Certamente posso affidarti ministeri e posizioni in ambito economico e finanziario.

E l’elenco potrebbe continuare nell’industria, nella scuola e nell’università, nell’ambito dei giovani e degli anziani, etc.

E questo è il primo passo. E’ difficile ma forse si può fare se chi deve uscire, per la ragion di stato, è disposto a sparire. Proviamoci almeno. Facciamolo per le generazioni future che troppo spesso sono dimenticate.

 

Il secondo passo è più lungo. Implica un cambio di mentalità (e quindi un’azione in entrata) che durerà almeno una o due generazioni, tanto è stata lunga l’azione di una certa politica nell’instillare che si vive bene se nell’ordine non si pagano le tasse, si cacciano i deboli (soprattutto maschi e di colore ma se femmine e chiare ci si pensa un po’ di più!), si sogna di andare in tv senza professionalità e non si chiede mai scusa né ci si dimette. Lunghissima è stata l’azione di chi ha promesso benessere e felicità a tutti anche se in realtà aveva tutt’altri interessi e mire. E oggi infatti questa politica prevale perché può contare su un paradigma di cultura eccezionalmente attraente e affabile che le sta garantendo e, se non accade qualcosa di grosso, le garantirà ancora il primato nei posti di comando e in generale nella vita delle persone.

I valori non esistono più perchè ognuno ha in mente i propri valori che vengono sempre prima del bene pubblico. Anzi, il bene pubblico non esiste. Mi hanno insegnato (famiglia e professori) che prima viene la res pubblica e poi il resto. E mi ritengo fortunata per questo. La mia mente ha un automatismo immediato in questo campo: è come un istinto di sopravvivenza che ti impedisce di gettarti da un dirupo. Tutte le volte che mi ritrovo ad un bivio in modo automatico penso subito al bene pubblico. Il problema non mi si pone mai. Come è che ad altri, a tanti, a troppi, accade esattamente il contrario?

Voglio un paese dove il blu sia il colore che ho scelto per la mia utilitaria o di un cappotto, e che non mi ricordi le auto che vedo nelle strette vie del centro storico di Roma.

Voglio un paese in cui chi mi governa faccia la fila al check-in come i principi di Svezia e non blocchi un aeroporto come qualsiasi imbecille attuale.

Voglio un paese in cui chi ha una o due auto di grossa cilindrata paghi le tasse e non dichiari 15.000 euro l’anno oppure ottenga l’appartamento nelle case popolari.

Voglio un paese dove la guardia di finanza lavori davvero all’uscita degli studi di tanti medici che fanno decine di visite al giorno senza rilasciare alcuna ricevuta fiscale. E lo stesso desidero che accada per tante altre categorie. L’evasione fiscale nel nostro Paese è pazzesca e soprattutto l’evasore è beatificato e santificato ogni giorno.

Voglio un paese dove torni in vita un termine: vergogna. Oggi nessuno prova più vergogna per nulla.

Ognuno di noi ha un passato, e un presente, pubblicamente visibile agli occhi dei più. Che ci piaccia o no ci sono tante persone serie e pulite che sarebbero disposte a lavorare ma nel vero pulito. Le vogliamo fare lavorare davvero?

 

In ogni condizione c’è una riforma possibile” (Hirschman citato da E. Berselli, L’economia giusta, Einaudi, 2010, p.46).

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