Bon ton ed efficienza. Vota Arlotti

12 dicembre, Piazza Fontana. Non occorrono parole. Bisogna solo ricordare. Non è questione di fischi. Il fatto è che certe date e immagini non si dimenticano. Non si può. Altre sono le ben più piccole cose che bisognerebbe dimenticare. Certi personaggi da niente, per esempio, che si affannano a restare a galla usando le armi del turpiloquio, della maleducazione o del servilismo. Oppure i numeri di telefono di qualche globetrotter della legalità (tra cui me medesimo); numeri a lui carpiti solo per poterlo incontrare fuori dalla stazione quando lo si invita a un dibattito o per poterci prendere gli ultimi accordi. Quanto meno bisognerebbe, quei numeri riservati, sistemarli in un reparto speciale dell’agendina, visto che non sono stati dati per amicizia. Di certo, se l’educazione vale ancora qualcosa, non bisognerebbe gettarli nel calderone dei numeri a cui si mandano avvisi sulla vita di posti lontani con cui i globetrotter suddetti non c’entrano proprio nulla. Già mi capitò con la provincia di Ascoli Piceno, da cui uno sconosciuto assessore mi perseguitava con le sue note e le sue dichiarazioni di cui non mi fregava un beato fico.

Oggi sono stato raggiunto da questi due messaggi. Comunicato n. 1, delle ore 11.27: “Domenica 12 dicembre si decide il Sindaco di Rimini. Vota la concretezza e l’impegno, VOTA anche tu Tiziano Arlotti e porta a votare chi ti è vicino. Mittente PerArlotti”. Comunicato n. 2, delle ore 9.55 (arrivato dopo): “Sei andato a votare Tiziano Arlotti? E se il tuo voto fosse decisivo? Porta con te parenti e amici, il seggio è aperto fino alle 22. Oggi o mai più! Grazie. (dicono anche “grazie”, meno male). Mittente (ci credereste?): PerArlotti”. Ora, io dico, se mi arriva un messaggio così e sono un cittadino di Rimini, io Arlotti non lo voto nemmeno sotto tortura. Ma come vi permettete queste intrusioni nella mia privacy? Se poi, come nel mio caso, me ne arrivano addirittura due, io vado diritto a votare l’avversario di Arlotti. Il guaio è che io non sono nemmeno un cittadino di Rimini. Io voto a Milano e oggi stavo a Genova a finire gloriosamente la tre giorni dell’editoria civile (ragazzi, che bello l’albero dei diritti!!), affaccendato nell’ascoltare relazioni, nel ricevere ospiti, nel fare interviste, nel progettare la futura Settimana internazionale dei diritti genovese (segnate subito le date, marrani: 7-15 luglio, così non avete più l’alibi del “l’ho saputo troppo tardi”). Dunque, con rispetto parlando, di Rimini e di Arlotti -che immagino essere di centrosinistra- non mi importava granché. E non avrei potuto prendere comunque alcuna decisione. L’unica cosa che sono costretto a pensare è che il candidato Arlotti non sia poi troppo efficiente, oppure che non lo sia il suo comitato. Chi lo sa, avranno chiamato alle urne anche Vendola o Giorgio Bocca o i giovani dell’antimafia di Corleone o i bimbi delle scuole materne di Cirié? E poi pensate: per due volte! Dunque sono finito a mia insaputa, proprio come Scajola, in ben due calderoni di numeri di telefono. Che essi siano puniti. Tre pater, ave e gloria al giorno per Arlotti. Il doppio per i suoi manager. I quali, statene certi, verranno premiati con un assessorato. Perché loro sì che sanno come si guida un’organizzazione…

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