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E’ Natale. La storia di Saidou
Ricevo questo racconto da brivido firmato da Paolo di Brescia
C’era una volta un ragazzo di nome Saidou. Nato e cresciuto in Senegal, ad un certo punto è partito per un lungo viaggio sino a quando è arrivato a Brescia. Era un lavoratore con le carte in regola. Saidou di recente ha perso il lavoro (a causa della crisi) e con il lavoro ha perso una cosa ancora più preziosa… il permesso di soggiorno, diventando, come tanti altri stranieri, un clandestino, quindi un criminale.Venerdì 10 dicembre Saidu, in uno degli ormai consueti rastrellamenti del quartiere Carmine, viene trovato senza permesso di soggiorno e quindi prontamente arrestato e portato in caserma in Piazza Tebaldo Brusato.
Saidou però ne esce morto domenica mattina, 12 dicembre. MORTO, ve lo scrivo con tutta la brutalità di questa parola. Saidou soffriva di asma cronica (è sì una patologia, ma per cui in Italia certo non si muore). Saidou ha fatto presente la cosa in caserma mostrando un certificato rilasciato dall’ Ospedale Civile, praticamente per lui un salvavita, ma lì, in quella caserma, nessuno ha trovato nulla di meglio da fare che rinchiuderlo, in quanto criminale, in una cella di isolamento, senza riscaldamento, piuttosto buia e con poca aria. Il corpo di Saidou è stato sottoposto ad autopsia… si parla di grave crisi respiratoria.In sostanza Saidou è stato lasciato soffocare in una cella di isolamento. Forse ad un animale domestico si sarebbe prestata più attenzione.
Vi ho voluto raccontare questa storia perché è già quasi scomparsa dai giornali della nostra città, ma a me pare emblematica del clima che stiamo respirando a Brescia da quando questa nuova giunta è al governo. Ve lo scrivo perché la morte di un ragazzo di 36 anni, mi sembra degna della nostra attenzione ed indignazione. Ve lo scrivo perché forse l’interrogazione al Ministro Alfano portata avanti dai deputati bresciani del PD non avrà mai una risposta, ma credo che NOI qualche domanda dobbiamo iniziare a farcela.
Nando
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