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Letture notturne con Guglielmino. E giovani giornalisti antimafiosi
Be’, forse è incominciato l’inseguimento dell’Inter, chi lo sa. Incipit di evasione, lo ammetto. Il guaio è che sono combattuto. Mi sconvolge la strage in Arizona, contro la deputata democratica Gabrielle Giffords, accusata di essere “comunista”. Chissà se c’è dietro il partito “della vita”, che stando al caso Englaro è una delle cose più violente e mostruose in circolazione; o se c’è il gemello americano del nostro “partito dell’amore”. Certo c’è l’accusa di “comunismo”; che, lanciata verso chi non si professa comunista, dovrebbe diventare un certificato di minorità intellettuale (Schopenhauer, che non era un difensore di fascia, diceva che l’insulto entra in campo quando bisogna rimediare a un’inferiorità intellettuale). Ecco, dicevo, queste cose mi sconvolgono. Ma per il resto è come se fossi attratto da una tentazione di disincanto verso le terrene cose della politica. Mi raccontano, in modo dettagliato e preciso, le lottizzazioni di Cl nella sanità lombarda ma mi viene la nausea, non riesco a indignarmi, ad arrabbiarmi davvero. Lo stesso quando mi dicono che tutte le dimissioni del Pd milanese sono state una farsa, che nemmeno Penati si è dimesso.
Per questo io di notte mi leggo Salvatore Guglielmino. Sissignore, mi sono preso da uno scaffale la sua “Guida al Novecento” e me la sto leggendo. E mi sembra di ascoltarlo, quel grande storico della letteratura, che conobbi quando nel ‘91 venne a iscriversi alla Rete con l’umiltà di un perfetto sconosciuto. Mi sembra di stare a un tavolino con lui. Lo confesso: non l’avevo mai letta quella Guida. Non c’era quando andavo a scuola, e così l’avevo solo sfogliata, assaporandone qualche brano qua e là. Che grandiosità di impianto culturale, che respiro interdisciplinare, che visione europea, che ricchezza di connessioni. Leggo prima di addormentarmi, poi al primo colpo di insonnia invece di rigirarmi nel letto accendo felice la luce e riprendo la Guida in mano, E chi se ne frega a quel punto dei primari di Cl? Lo so, non si dovrebbe. Ma vago cupido tra Gozzano e Pavese, tra Brecht e la beat generation o Nuto Revelli. Finché mi torna il sonno, il che richiede però un po’ di tempo. E allora ringrazio il mitico Turi. Bello anche l’epistolario di Massimo Mila, il grande musicologo, stampato a numero chiuso per Natale da Einaudi. Mila-Pavese-Calvino e sullo sfondo la Pivano ragazzina. Bellissimo. Ma fatevi pure le lottizzazioni, ciucciatevi il potere, assatanati che non siete altro, se è l’unica cosa a cui sapete pensare.
Però, siccome sono combattuto, proprio mentre distribuisco questi educati vaff da domani inizio un bellissimo “corso di scrittura per giornalisti antimafiosi”. Lo tengo per i miei ex studenti. Obiettivo: fare con loro un sito sulla criminalità organizzata in Lombardia, un sito di Facoltà, che diventi un punto di riferimento autorevole e fresco. E così vedremo che cos’è una notizia, come si fa un’inchiesta, come si conduce e scrive un’intervista, come si fanno le ricostruzioni storiche, come si collocano i particolari di cronaca, che uso si fa del vocabolario e della sintassi, ecc. Con un obiettivo supplementare, ovviamente: far crescere una nuova generazione di giornalisti, inchiestisti, formatori su una materia ancora troppo affidata ai dilettanti. Orioles, grande formatore di futuri giornalisti, si è entusiasmato all’idea. Mi ha solo raccomandato: un corso con la cravatta. Per dire “professionale”, non da “che bello, siamo tutti antimafiosi”. Senza dubbi, Riccardo. Cravatta obbligatoria.
Nando
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