Questo sito non utilizza alcun cookie di profilazione. Sono utilizzati cookie di terze parti per il monitoraggio degli accessi e la visualizzazione di video. Per saperne di più e leggere come disabilitarne l'uso, consulta l'informativa estesa sull'uso dei cookie.AccettoLeggi di più
Bunga-bunga, teatro civile chissà, senz’altro Pippo
Il saluto mio vi giunga/ sono il re del bunga-bunga. Per ora penso che chiuderei in questo modo. Che cosa, dite? Ma come, non vi fischiano le orecchie? Ma è da giorni che sui fili del telefono o sui cellulari dei protagonisti dell’ex teatro civile dei parlamentari (deputati e senatori del comitato “la legge è uguale per tutti”) si inseguono le sollecitazioni a rifarlo, quel teatro. Che portava in giro per l’Italia le parole vere dei ministri berlusconiani (2001-2006) e aveva trasformato le loro dichiarazioni testuali in un formidabile spettacolo comico, che io completavo imitando in libertà il presidente del consiglio intervistato da una giornalista straniera (Tana de Zulueta). Brutti tempi ma bella opposizione, unica al mondo. Preveggente, pure. Ricordate come si chiamava quello spettacolo? “Il partito dell’amore”! Ovvio dunque che di fronte alle scelleratezze che ci giungono alla vista e all’udito più d’uno abbia sentito la tentazione di fissare i fatti in satira. Di scatenarsi di nuovo. E mi abbia chiesto di rifare le mie mezze ore a braccio. “Una volta, una sola volta, all’Ambra Jovinelli”. Eh, te la do io una volta sola. Poi ci si prende gusto e si incomincia a girare per l’Italia o si torna a Bruxelles (c’era la coda fuori, una roba mai vista, arrivammo quattro giorni dopo lo show di B. sul kapo). No, rido al pensiero di quello che direi, ma poi mi indigno per questo capo di governo che non si vergogna di nulla, per questa Chiesa che con tutti i martiri che ha avuto le sembra un gesto eroico dire che ci vuole più moralità e lo dice solo dopo che l’hanno implorata tutti in ginocchio. Rido al pensiero di quello che direi –ah che gag quella sull’igienista dentale…- ma poi penso che come docente ho più obblighi ancora che come senatore (oddio, farlo a Roma mi salverebbe un po’ l’anima…). Eh, sono “turbamenti” anche questi.
Ne esco annunciandovi che il nostro amico Pippo Pollina, il grande menestrello antimafia, tornerà in Italia per il suo nuovo tour europeo. Musica, letture e immagini. Le prime due date: Torino il 27 gennaio e Genova il 29. Chi può non se lo perda. Pippo è un grande. E insisto. E’ un grande anche perché non si è fatto il nome d’arte. Si tiene orgogliosamente il suo nome siciliano, lo stesso che aveva addosso quando scappò in treno alla scoperta del mondo con una chitarra e cinquantamila lire e le cinquantamila lire gliele rubarono la prima notte in cuccetta. Poi sarebbe diventato un magnifico musicista, lui Pippo come Pippo Fava. Sul quale ho presentato ieri a Roma il bel libro di Massimo Gamba, “Il siciliano”, della Sperling. Dei tanti relatori previsti (che non nomino), ero l’unico presente. No ragazzi, non si fa. Su Pippo Fava proprio non si fa. Scrivere cento volte sul quaderno “la fama non esenta dagli obblighi morali”.
Nando
Next ArticlePiantare i semi della Costituzione in terra di Lega