Stasera alla Bocconi. Come scorre la storia (quella vera)

Stasera alla Bocconi, in aula magna. Che non è più la stessa, E’ molto più grande e più bella dell’aula (non magna, ma era quella che teneva più gente) che fu all’origine della tragedia: la morte di Roberto Franceschi studente bocconiano, colpito da un proiettile mentre aveva le spalle rivolte alla polizia, scappando dopo uno scontro. Era il 23 gennaio 1973. L’aula negata al movimento, il governo di centrodestra Andreotti che decide di chiudere gli spazi alla contestazione in università. La madre Lydia ha sempre ricordato, con la forza infinita e incoercibile che sanno le madri. Si ricorda anche stasera. Le borse di studio intitolate a Roberto e assegnate a chi faccia tesi di laurea di economia di valore sociale. E un dibattito con chi pagò gli anni settanta, i familiari delle vittime. Anche se lo spazio temporale è più ampio, da Pinelli a Dalla Chiesa, ’69-’82. Ognuno di noi deve raccontare un articolo della Costituzione, quello a cui si è più ispirato nel tentativo di costruire qualcosa di positivo a partire dalla ferita ricevuta. Io ho scelto l’articolo 54, quello che prevede che chi rappresenta le istituzioni debba comportarsi “con disciplina e onore”. L’avevo scelto prima dell’ennesimo caso Berlusconi. Perché è uno degli articolo più calpestati (e più calpestati senza che nessuno invochi la Costituzione…) dagli uomini e dalle donne del potere e da chi svolge pubbliche funzioni.

Chi può venga. Per Lydia, che da quasi quarant’anni ha fatto della battaglia per la memoria la sua missione generosa. E forse perché sentirà cose non scontate.  

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