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Elogio delle mie studentesse. E ricordate martedì!!!
L’idea che B. si sbarazzi di Fede dopo la trasmissione con la Annunziata, mi eccita. Certo, mettetevi nei panni di B. Prima viene a sapere che il suo uomo più fidato si è spartito clandestinamente i suoi soldi con un Lele Mora scodinzolante (“sei magnifico, di più!”), poi lo vede in versione tre scimmiette (io dopo l’una non c’ero, non so che cosa si facesse). Mica male come smacco. Quasi quanto sentirsi chiamare dalle sue ragazze adoranti “la nostra fonte di lucro” o sentir dire di sé “è pure diventato brutto”, “è più di qua che di là” e altre squisitezze assortite.
In ogni caso, qui lo dichiaro, questa storia del bunga bunga mi spinge a tessere l’elogio intenerito delle mie studentesse. Leggi di quelle giovanotte da sbarco assatanate di soldi, del loro eloquio da angiporto, dei loro abiti con borse da migliaia di euro, e poi, nella tua realtà, durante la prova scritta in aula lo sguardo ti passa come una telecamera mobile sugli attaccapanni con su le sciarpe e i giubbotti di ragazze che il proprio futuro cercano di costruirselo studiando. Sciarpe e giubbotti (quasi mai cappotti) di valore variabile, che non saprei nemmeno stimare, ma che appaiono d’incanto splendidamente normali, segni di un decoro istintivo. Hai sulla cattedra le prime pagine dei giornali, poi cammini avanti e indietro accanto ai banchi (perché agli scritti bisogna ben controllare, oh) e le vedi con la testa china quasi rasente in obliquo al banco, intente a scrivere, a dare il meglio di ciò che hanno imparato, la maggioranza mancine, consegnano il compito, buongiorno prof, e pensi che hanno una loro superiorità morale. Molte, ma proprio molte di loro lavorano. Baby sitter, hostess, studi legali, cameriere in albergo, impiegate, commesse. Scienze Politiche, si sa, è considerata una delle facoltà più “fattibili” da chi lavora. E’ il tramite verso la laurea meno ostico per chi non possa dedicarsi a studi sistematici. L’altro giorno ho saputo che una mia allieva munge le mucche ogni mattina (e a che ora di mattina…) nella stalla di famiglia, poi viene a Milano a lavorare in una sala scommesse, nessuna garanzia per carità, guadagna per le ore che fa, nei periodi come Natale va a fare la cameriera nel turismo di montagna. E intanto dà gli esami. Certo, come può. Un libretto non strepitoso ma grandissimo. Che volete che vi dica? Quando vedo la televisione e l’Italia che ci transita giuliva senza più onore, io sento di volere bene a queste ragazze. E mi convinco sempre più di avere scelto un titolo azzeccatissimo (“la meglio gioventù”) per la serata dell’1 febbraio, martedì prossimo, in cui presenterò in pubblico un gruppo dei miei laureati migliori. Così li vedrete e saprete che cosa hanno fatto, che cosa ci possono insegnare sulla criminalità organizzata. Venite agli antipodi del bunga bunga martedì sera alle 21 allo spazio Melampo. E poi mi direte se non provate le stesse cose che provo io….
Nando
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