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L’odore del Cairo, le lupe di B. e il teatro di narrazione
Vorrei sbagliarmi, vorrei sbagliarmi tanto, ma qui c’è il rischio che il Caimano (è la prima volta che lo chiamo così, e non per caso) ci trascini verso la Tunisia, o l’Egitto o la Grecia. Scoppiano i bisogni materiali più elementari, soffre il decoro civile più elementare, i partiti contano poco o nulla, il torpore di massa è stato lungo e grande, i giovani sono supersfruttati da anni, e B. è deciso allo scontro frontale e finale (“senza tempi supplementari”) con la legge: insomma ci sono quasi tutte le condizioni che formano le combinazioni chimiche della storia in cui basta nulla per scatenare una rivolta di cui sarebbe impossibile prevedere l’esito. Finora abbiamo benedetto l’Europa, ancora di salvezza. Ma B. ci ha moralmente già spinto fuori dall’Europa e lui ne è fuori da sempre (ricordate il monologo delirante sul kapo?). Mobilitazione e nervi saldi, dunque. Penso che troppe volte si sia sottovalutata la funzione di certe figure istituzionali. Napolitano, tanto deriso, sta garantendo equilibri difficilissimi. Per non parlare di certe figure di magistrati. Grasso è stato a lungo indicato come un traditore. Ma, qualunque cosa si possa pensare su chi aveva ragione a Palermo, Cuffaro oggi è in carcere per l’accusa di favoreggiamento aggravato, benché ritenuta “compiacente” rispetto all’accusa di associazione mafiosa. Mentre Bruti Liberati attaccato dopo il caso Ruby a Milano ora si è preso la responsabilità dell’inchiesta su B. e la prostituzione minorile. Nervi saldi, poca voglia di farsi leader massimi della protesta (ci ha sempre fregato quella…) e molta, ma proprio molta partecipazione.
Letto l’articolo di Francesco Merlo sulla Minetti. E’ vero, B. deve temere molto più le sue “lupe di Arcore” che i magistrati. Loro, le lupe, lo ricattano, loro lo possiedono assai più degli uomini che lo hanno servito, che non conoscono i segreti del suo corpo. Prigioniero di un gruppo di assatanate, rischierebbe perfino di far pena (ma non me ne fa). Pensate agli operai disoccupati e ai milioni in gioielli e voli e vestiti e conti correnti per le favorite… Ho calcolato che il prezzo del suo silenzio con Ruby vale decine d’anni di tutti i miei lavori, che pure non sono gli ultimi della terra.
Tra questi, quello di scrittore. Ieri sera ho esordito con le presentazioni della “Convergenza” in forma di teatro di narrazione. Io racconto il libro andando avanti e indietro (ma con juicio) e un attore (o attrice) ne legge brani, in genere in funzione satirica (le celebri convergenze linguistiche). Fatto a Busto Arsizio. Devo dire che è riuscito bene, comunque infinitamente meglio delle interviste o presentazioni con dibattito. Venerdì alle 18.15 lo rifarò a Milano alla libreria “Linea d’ombra”, a Porta Genova. E, visto che ve ne parlo, lasciatemi lo spudorato piacere di comunicarvi cosa scrive della “Convergenza” sull’”Internazionale” Michael Braun, firma del “Die Tageszeitung”. Dopo altri deliziosi complimenti su come ho trattato la vicenda dei rapporti tra mafia e Stato, Braun (che non è un mio amico o conoscente, lo giuro) scrive: “Ma [dalla Chiesa] non si ferma lì. Negli ultimi capitoli fornisce, in un linguaggio preciso e avvincente, un quadro generale delle ‘convergenze’, argomentando in modo brillante la sua tesi centrale che ‘la forza della mafia è fuori dalla mafia’. Un libro importante, di analisi acuta e di educazione civica”. Miiiii, che bello sentirselo dire dall’estero… Verrebbe voglia di brindare. Anzi, fate conto che abbia già offerto da bere a tutti.
Nando
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