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L’Onu in provincia di Cremona. L’hobby di aiutare l’Africa
Il Fatto Quotidiano
20 febbraio 11
“Abbiamo trasformato Soncino in una piccola Onu”. Bum. Lo dicesse un sindaco sarebbe una fanfaronata. Detto da un piccolo gruppo di amici ha una sua suggestione. E allora fate conto di imbattervi in una versione moderata di “amici miei”. Padania anziché Toscana. Battute salaci, tifo calcistico, amore per le grasse tavolate a salame e casoncelli, ossia specialissimi ravioli, gusto della risata collettiva. E un pizzico di goliardia. Ma poi metteteci pure molta passione per gli affari altrui, specie quelli degli ultimi del mondo. Ed ecco a voi, in fila uno accanto all’altro, il Fabrizio Abbiati con il suo atletico pizzetto, il Gigi Cappellini con i suoi grigi e fluenti capelli su occhialini; e poi Manu e Lara, e Cesare e Giovanna. Tutta gente di Soncino, centro storico in provincia di Cremona, per secoli zona di confine tra la Repubblica veneta e i cangianti signori di Milano.
Insieme ti raccontano con estrema naturalezza il loro hobby, che è poi aiutare gli altri. Mentre ti spiegano che cos’è Argo, ossia la loro associazione culturale, mentre ricamano progetti per la loro lista civica “ApertaMente” (che però è tutta un’altra cosa, per carità non mescoliamo i piani), snocciolano con assoluta naturalezza un’iniziativa umanitaria dietro l’altra. Gliele devi cavar di bocca come dal dentista, però, le notizie. All’inizio sembra roba ordinaria. Facciamo le adozioni a distanza. Evabbe’, le fanno in tanti. Diamo tutto a un prete di cui ci fidiamo, nessuno spreco. D’accordo, anche questa è prassi diffusa. I bambini adottati sono circa duecento. Qui suona il primo campanello. “Abbiamo costruito in India una casa per cento bambini orfani, pozzi per l’acqua, una scuola con aule computerizzate; e diamo venti borse di studio per l’università”. Ecco, ora è ufficiale: siamo fuori dall’ordinario.
“Vuol sapere quando è nato tutto? Diciamo nel 2000, quando Giovanna e Cesare hanno invitato in Italia un prete che lavora nel sud dell’India, stato del Tamil Nadu,villaggio di Elayankanny vicino a Madras. Lo avevano conosciuto anni prima e ogni tanto gli mandavano dei soldi per aiutare i bimbi del suo villaggio. Si chiama padre Giusepppe Susainathan. E’ arrivato e ci ha trasmesso una carica di umanità indicibile. Soprattutto ci ha spiegato i suoi due progetti: adottare a distanza dei bimbi e costruire per i più disagiati di loro una casa, un collegio. Non ci abbiamo pensato un attimo. In pochi anni i bimbi adottati sono diventati quasi 200. Ognuno costa 155 euro l’anno, scuola compresa, con la Caritas che si è accollata l’impegno della raccolta dei contributi rateali. Così è stata costruita la Casa per i ragazzi di Elayankanny, tre piani più uno terrazzato. Con refettorio e dormitorio. Oppure sempre nel sud dell’India, nel villaggio di Madurampattu, si è costruito un nuovo edificio scolastico per 200 ragazzi. Manteniamo famiglie, a volte comunità intere, comprando vestiti e cibo, o auto che servano per qualsiasi evenienza, i villaggi sono isolati. Il vero aiuto, però, è dargli l’istruzione. Per questo abbiamo costruito scuole superiori e poi manteniamo i più meritevoli all’università. E mica solo in India, sa, perché ognuno di noi si dà fare per raccogliere più fondi che può con amici e clienti e associazioni. Direttamente o creando eventi musicali o gastronomici. Così grazie alla forza di due donne eccezionali siamo andati anche in altri continenti. Grazie a Lucia Bellotti nella Repubblica Centroafricana, dove il nostro intervento è stato davvero massiccio. E’ una donna incredibile, Lucia. Una vera missionaria laica. Pensi, una ex bidella che a 60 anni invece di godersi la pensione va in Africa, prima a Mogumba poi nel villaggio poverissimo di N’Gotto a cinque ore di macchina dalla capitale Bangui; e proprio lì, in un villaggio senza acqua e senza luce e senza scuola realizza in pochi anni con la partecipazione degli abitanti un acquedotto , tante aule scolastiche, un asilo, una biblioteca, uno spaccio farmaceutico; e ora anche una chiesa nuova.
Da un anno Lucia è tornata a Soncino e continua a tessere la sua fittissima rete di solidarietà. Mentre grazie a Santina Cedri -lei è di Villacampagna, invece, ma è frazione sempre di Soncino- stiamo facendo qualcosa anche in Brasile. Santina vive lì da oltre dieci anni in una casa famiglia con due giovani handicappati, fino a poco tempo fa anche con la responsabilità di allevare tre fratellini affidati dai servizi sociali. Ultimamente l’abbiamo aiutata a realizzare il suo sogno: l’apertura di una scuola per i sordomuti; oggi il centro diurno è riconosciuto e apprezzato anche dalla municipalità di Coronel Fabriciano, nello stato del Minas Gerais”. Finito? “Be’, in realtà abbiamo da poco aiutato un ex vice primario di chirurgia di Brescia ad allestire una sala operatoria nel Burkina Faso…”. Lasciano senza fiato. Gli “amici miei” in versione moderata aggiungono che vanno spesso a dare un’occhiata sul posto per poter poi magnificare ai tanti benefattori i frutti della generosità collettiva. L’appuntamento ora è alla loro trattoria preferita, da Tonino. Tireranno tardi. E si divertiranno a casoncelli e frizzantino. Fabrizio rappresentante di legnami, Manu dipendente del Parco dell’Oglio, Gigi operatore delle Acli, Cesare perito elettronico, Giovanna casalinga, Lara segretaria d’azienda. E meno male che sono solo in sei.
Nando
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