Vecchi che rotolano, vecchi che vincono. E varia gioventù

Molto bene. B, che resterà in eterno il baciamano dei dittatori africani, è stato costretto a schierarsi con il popolo libico. Ripeto per l’ennesima volta: queste combinazioni storiche (Tunisia, Egitto, Algeria, Libia e chissà l’Iran) capitano una volta in un secolo. E non è detto che non ricorderemo in futuro la vittoria di Vecchioni a Sanremo come un segnale di quello che sarebbe accaduto dopo in Italia. Queste cose non succedono mai a caso. I Beatles fecero da battistrada alla rivolta giovanile in occidente e i complessi italiani dell’”onda verde” (Equipe, Giganti, ecc) anticiparono nelle loro canzoni le parole che sarebbero state sulle bocche dei giovani contestatori. B. tutto questo non lo immagina. Lui è giustamente convinto che gli uomini possono fare la storia (lui l’ha fatta, purtroppo); ma è talmente egolatrico da non sospettare che a sua volta la storia non sia mai neutra. Che faccia salire in alto i tipi più incredibili, in genere gli psicotici, per poi schiantarli senza pietà. I blogghisti più fedeli potranno rintracciare in questi amabili fogli la mia certissima convinzione che il vero inizio della fine sia stata Noemi. Poi altro che rimettersi in sella…E’ stata una penosa discesa per la scarpata, fermata illusoriamente da un cespuglio dietro l’altro al quale aggrapparsi. Fino alla barzelletta (quasi un vilipendio di corpo dello Stato…) di lui carabiniere.

La vittoria di Vecchioni però, concedetemelo, mi è piaciuta assai anche per altre ragioni. Ha fatto saltare la mitologia dei “gggiovani”. E in modo clamoroso, visto che l’accoppiata età-cognome del vincitore è davvero irresistibile. Con lui ha trionfato Morandi. E con loro trionfa in libreria il grande vecchio Stéphane Hessel, ultranovantenne partigiano, che dopo avere spopolato in Francia è schizzato in testa alle nostre classifiche della saggistica con il suo “Indignatevi”. Eppure non ci vuole molto per capire che la gioventù è per tanti aspetti (non tutti, purtroppo) una condizione dello spirito. E che essere giovani non è, purtroppo, garanzia di niente. In un mondo deberlusconizzato lo si capirebbe al volo. Oggi si fa ancora fatica. Ma di certi “giovani” del Pd (Renzi non c’entra, stavolta, c’entra Milano) vi parlerò nel prossimo post.

Penso invece con qualche autoironia ai simpatici giovani venuti mercoledì a Milano scorso da Crante Cermania al seguito del Bayern. Ma sì, ve lo dico: sono tornato a San Siro dopo otto anni, cari lettori. Con il mio amico Matteo. Ci siamo dati appuntamento in Duomo e poi via allo stadio in metropolitana. E in metro mi sono scoperto a guardare gli allegri tifosi del Bayern con tenera, bonaria compassione. Poverini, pensavo, che si fanno un lungo viaggio di andata e ritorno per tornarsene su col magone per una sconfitta. Ben mi sta. Povera Inter, invece. Avrebbe potuto giocare altre dieci ore e non avrebbe segnato nemmeno con la bora a favore. Ahimé, speriamo stasera…  

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