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Pazzi in circolazione. Firme per rivedere la Basaglia
S.P.Q.R. Sono pazzi questi romani, diceva Asterix. Ma qua i pazzi in circolazione aumentano, amici, e sbucano dove meno ve l’aspettate. Io incomincerei a studiare qualche sapiente revisione della Basaglia (la legge di chiusura dei manicomi, per i più giovani). Un po’ di manicomio -dolce, per carità, vietate le scariche elettriche- per alcuni casi non sarebbe male. A Roma si è scatenato un dibattito sulle violenze sessuali a cielo aperto anche grazie a una turista spagnola di 23 anni, che aveva denunciato di essere stata violentata in piazza di Spagna. Balle. Questa pazza volendo fare un gioco erotico con il suo compagno (il doppio dei suoi anni, ma pensa te…), si era offerta al primo che passava; poi era andata in ospedale perché le si era rotto il preservativo e voleva rimediare. E noi ad aver paura, predicare, interrogarci, polemizzare. Dentro una, di corsa. Poi quel vecchio bavoso austriaco in cilindro che invita al ballo delle debuttanti la Ruby-guitta, le paga l’aereo privato e le dà lo stipendio annuo di un insegnante. Nessuno che cacci il vecchio a pedate, nessuno che dica che la ragazza, svitata come poche, anziché essere acclamata come si è letto, è stata in realtà circondata da una folla che diceva “bunga-bunga”. Il bavoso sarà straricco ma è da manicomio. Dentro due. E paghi pure i danni alla memoria di Domenico Modugno, che del cilindro aveva fatto sublime poesia con il suo “Vecchio in frak”.
Poi c’è Gianni Alemanno, sindaco di Roma, che aveva nominato come proprio garante per le politiche della famiglia un parroco romano di nome Ruggero Conti. Solita fuffa elettorale, si dirà. Certo, solo che il prete si è beccato quindici (quindici!) anni per violenza sessuale contro sette ragazzini. Periodo: 1998-2008. Ma come gli è venuta in mente un’idea simile ad Alemanno? Come si scelgono non dico gli elettori (quelli non si controllano) ma i “garanti”? Pazzesco. Dunque dentro tre. Pazzesco pure Gabriele Moratti, il figlio di Letizia, stavolta tocca al sindaco di MIlano. Non penso qui alla scandalosa vicenda del cambio di destinazione d’uso dei suoi capannoni, autorizzato dalla giunta guidata dalla madre (Lega, leghisti duri e puri, dove siete? Lo fate per il federalismo?). Penso alla casa del rampollo. Ci si entra direttamente con l’auto (non nel giardino, in casa), poi subito ambientino elegante e raffinato di duecento metri con vasca idromassaggio, sauna, piscina con acqua salata e ponte levatoio per entrare nelle stanze. Indi, sempre con eleganza, soppalco con palestra, sala cinema, botola motorizzata per andare al piano interrato, ring da boxe regolamentare, poligono di tiro, mobili rivestiti in pelle di squalo. Ci fosse anche il leone, sarebbe la perfetta residenza di un camorrista analfabeta. Ma la madre l’ha visto? E se l’ha visto, non l’ha diseredato? C’è solo da domandarsi con che animo il padrone di casa potesse invitarci una persona dotata di qualche studio o decoro. E come quest’ultima, reciprocamente, potesse entrarci senza scoppiare in una risata cosmica o, al contrario, senza morir di brividi di paura. Comunque sia, dentro quattro. Volete sapere se c’è un altro pazzo in circolazione che, nel mio gioco, curerei un po’ drasticamente? Qualcuno che presenta tutti i tratti della mente disturbata senza poterli giustificare con l’emarginazione sociale? In fede mia c’è, ma non vi dico il nome. Come avete detto? Fuochino…
Nando
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