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Il diciotto politico del ministro. Viva l’Italia, viva la Costituzione
Ragazzi, ma ‘sta Gelmini è proprio indigeribile. Io non sono tra quelli che dicono che la sua riforma è tutto uno schifo, però ora basta: l’ho vista da Fazio con la sua storiella che l’opposizione vuole il ’68 con il diciotto politico e sono sobbalzato. Santo cielo, sono passati quarantatre anni e questi ancora parlano del ’68, ma come è possibile? Mi sembrano alcuni miei coetanei che discettano e ragionano (anche quando si sono trasferiti a Cielle) come se fossero stati ibernati in quegli anni, ma almeno hanno l’alibi che lì ci hanno lasciato la loro meglio gioventù. La Gelmini invece non c’era, non era ancora nata, non ne sa nulla. Se per difendere il suo ruolo di ministro deve aggrapparsi alle fesserie del ’68, vuol dire, facciamo questa ardita ipotesi, che difetta un po’ di brillantezza intellettuale. E poi tra un giovane contestatore sfaticato di allora e un aspirante avvocato di oggi che, come lei, si va a prendere il diciotto politico (ossia il titolo di avvocato) a Catanzaro, alla fine sarei proprio imbarazzato a scegliere.
Comunque ci ha pensato poi Iacona con i suoi servizi sull’università a consegnarci il ritratto fedele di quel che sta succedendo davvero nel paese. Altro che ’68 e diciotto politico. Qui vengono cacciati i migliori, vengono umiliati quelli che vincono concorsi mondiali, rischiano la borsa di studio ragazzi che hanno libretti zeppi di 30 e che magari, essendo figli di operai, si troveranno in graduatoria sotto i figli degli evasori fiscali. Sono contento di avere accettato di fare una lezione pubblica per il Pd nazionale a Pesaro su Costituzione e scuola pubblica, venerdì scorso. Ho avuto modo di mettere a fuoco un po’ di concetti e in particolare di scoprire, con stupore e ammirazione progressivi, che nella prima parte della Costituzione non c’è istituzione (nemmeno il parlamento!) a cui vengano attribuiti direttamente o indirettamente tanti compiti come alla scuola pubblica. Sono tornato sul tema anche ieri nella manifestazione milanese (a proposito: vedi le gloriose foto, credo di Stefanoski, sul profilo facebook della Scuola Caponnetto), in cui mi era stato chiesto di parlare di giustizia, ma in cui ho voluto anche indicare la ferrea sequenza logica, a catena, che c’è tra attacco alla giustizia, attacco alla Costituzione, attacco alla storia nazionale, attacco alla scuola pubblica. Minchiazza, direbbe Lillo, la cui figlia Alice fra l’altro -questo lo dovete sapere!- sta spopolando nella specialità del pattinaggio artistico su ghiaccio, dodicesima o tredicesima assoluta ai campionati del mondo, mica una sverza.
E insomma ieri alla fine dell’intervento sul palco mi è venuto di urlare “Viva l’Italia, viva la Costituzione!”. Non era previsto, ma poi alla fine ne sono stato un po’ orgoglioso, eddai, se non lo si urla ora… Una cosa sola, quasi un’umile preghiera: la prossima volta non chiamiamolo più C-Day. I “day” glieli lasciamo a B. Noi avremo il giorno della Costituzione. E il 17 sarà il giorno dell’unità nazionale. E io metterò al balcone il tricolore. E’ andata la biondina a comprarne uno nuovo. Che le sia reso pubblicamente grazie.
P.S. Per vedere l’intervento di ieri 12 marzo vai su http://www.youtube.com/watch?v=dXtvXz3-xfM (prima parte) e su http://www.youtube.com/watch?v=JGOwffP-Abc (seconda parte).
Nando
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