Questo sito non utilizza alcun cookie di profilazione. Sono utilizzati cookie di terze parti per il monitoraggio degli accessi e la visualizzazione di video. Per saperne di più e leggere come disabilitarne l'uso, consulta l'informativa estesa sull'uso dei cookie.AccettoLeggi di più
La ragazza del treno e il suo computer
Problemi di viaggi (la lontana Potenza ma non solo), problemi di computer portatili. Per questo non mi avete più sentito per un po’ di giorni. Approfitto subito del rientro in scena per fare un piccolo appello. Devo trovare la ragazza del treno. Una ragazza che è partita con me da Milano mercoledì sera. Io verso Genova; lei, credo, verso la Versilia per il gran ponte che iniziava (per qualcuno) in quelle ore. Eravamo in uno scompartimento di seconda, pigiati come sardine che nemmeno il controllore si è fatto vedere (ah, i ponti…). Lei ha parlato al telefonino e giocato con il suo computer, tenuto sulle ginocchia tutto il tempo. Quando mi sono alzato per scendere, dal posto vicino al finestrino verso l’uscita, ho dovuto farmi largo con abilità tra le ginocchia dei viaggiatori, che si ritraevano sapienti. Lei non si è ritratta. Non mi è bastato fare il contorsionista. Ho toccato da qualche parte, senza accorgermene, uno spigolo del suo computer, rimasto impassibile alle esigenze del viaggiatore. E il computer è caduto. Ho chiesto scusa, incredulo, perché in genere ognuno in treno in questi casi sa come acconciarsi. Lei ha scusato e ha tirato su il computer. Poi ha iniziato a urlare “merda, merda, merda”, lo schermo si era rotto, ha avuto una crisi di pianto, “ho lavorato mesi per potermelo comprare, costava (lo schermo) 400 euro”. Sono tornato indietro mentre il treno era già fermo; ho chiesto se ne era sicura, a volte sono effetti provvisori, ma aveva già rimesso tutto nella custodia. Sono sceso perché dovevo andare a Chiavari di corsa per l’ennesima serata, non ero in grado di stimare i danni, fra l’altro, mi dicevo, avrebbe potuto sia aiutare il viaggiatore sia tenersi almeno con una mano il computer sulle ginocchia. Insomma sono sceso mentre lei urlava “ecco, e lui se ne va come niente fosse”. No, non come niente fosse. E’ il classico concorso di colpa. Se legge o se qualcuno legge e ha saputo (dal linguaggio immagino il racconto: un vecchio str… mi ha fatto cadere il computer…), io son qui disponibile a rifondere la metà del danno. Astenersi i perdigiorno, ricordo benissimo la faccia e da bravo sbirro so fare gli interrogatori….
Nando
Next ArticleLibera a Potenza. Potenza di Libera. E il bello dell'Unità