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Modesto, il druido leghista che combatte la ‘ndrangheta
il Fatto Quotidiano
27 marzo 2011
E’ ufficiale. Esistono i leghisti antimafiosi. E proprio in una delle provincie più colonizzate, quella di Varese. Che della Lega è il cuore politico da quasi trent’anni. Doveva essere l’inespugnabile bastione dell’identità lombarda, è stato l’immenso colabrodo per il quale è passata l’avanzata dei clan calabresi. Lui il suo dovere di leghista duro e puro però l’ha fatto. Ci ha creduto e ci crede: Roma ladrona e via i mafiosi che ci succhiano le risorse e ci avvelenano la vita. Così ha combattuto la sua battaglia a Lonate Pozzolo. Il quale, per chi l’avesse dimenticato, è quel grande paese di dodicimila abitanti che venne immortalato da Riccardo Iacona in una formidabile puntata di Presa diretta nello scorso settembre. La Lombardia quella sera si guardò allo specchio e si trovò proprio repellente. Gli intervistatori entravano nei bar e ne venivano cacciati con furia maleducata. Tranne poche buone anime, negavano tutti l’esistenza della ‘ndrangheta. Nessuno diceva male di Vincenzo Rispoli, indicato dai magistrati come il capo dei conquistatori arrivati da Cirò Marina, provincia di Crotone, l’inconfondibile accento masticato ormai da metà della popolazione. Tutto in perfetta armonia; non fosse stato -così spiegò un nipote di un boss- per qualche extracomunitario che turbava la pubblica quiete.
Fu allora che qualche bello spirito si sorprese a domandarsi dove fosse mai la Lega, perché non avesse fatto il suo mestiere, via dal nord i mafiosi venuti dal sud. Eppure a Lonate un leghista che ha provato a resistere c’è. Un tipo modesto di nome e di fatto, che ha assolto con dignità la proprio funzione di consigliere comunale del Carroccio. Modesto Verderio è un signore dalle sembianze celtiche, lui sì che sembra discendere da un villaggio di Asterix. Una barba da druido, grigio-bianca come i capelli, una sobrietà cortese, nessuna verbosità, giusto l’indispensabile. E fierezza del luogo natio. Entrò nella Lega quasi alle origini, nell’87. Aveva trentatre anni. Fu folgorato dal manifesto “Lumbard tas!” e andò alla sede di Varese a fare la tessera. Ci trovò Bossi e la moglie Manuela Marrone. Si innamorò del capo, di cui divenne autista e guardia del corpo fino al ’94. “E’ stato il mio grande maestro, se oggi capisco qualcosina di politica lo devo a lui. Andai in consiglio provinciale a Varese nel ’90, erano i tempi eroici dell’opposizione. Fino al ’93, perché poi ci fu Tangentopoli e divenni assessore alla viabilità e ai trasporti. Da lì ho fatto tutta la carriera nella Lega. Avevo un diploma di modellista, un po’ di corsi di restauro alle spalle perché facevo l’antiquario, ma poi ho lasciato perdere. Politica e basta”.
La ‘ndrangheta nel suo paese Modesto l’ha notata eccome. Ha visto i clan spadroneggiare e dettar legge nel quartiere di Sant’Antonino, uno dei due insediamenti lonatesi; e i suoi concittadini arretrare. Ha incominciato con le denunce nel 2005. Nel 2009 sono arrivati gli arresti dell’operazione “Bad boys”, Busto, Gallarate e Lonate, dove sono finite dentro più di venti persone. Perciò ha deciso che bisognava reagire. E nella campagna elettorale dello stesso 2009, quando era candidato sindaco, ha organizzato una fiaccolata antimafia. Appoggiata dal partito (“mica sono un pistola”), pubblicizzata dalla stampa locale. Risultato: cento persone, “tutte venute da fuori”. “Come mai, vuol sapere? Mah, hanno pensato che era meglio non farsi vedere, non esporsi. Sa, noi non conosciamo il nostro elettorato, siamo senza clientele, c’è solo qualche furbetto che ogni tanto si avvicina. Pensi che da noi le preferenze proprio non le danno. Si vota Lega e basta. Poi al caffé c’erano quelli che dicevano chi te lo fa fare e quelli che incitavano ad andare avanti. Dico la verità: mi aspettavo che quell’impegno venisse premiato. Invece, anche se siamo andati avanti, Pdl e Pd hanno preso più voti di noi. E’ un problema di coscienza. Purtroppo tanti imprenditori magari parlano con me ma non vanno dai carabinieri. Dicono ‘e se poi non fanno niente?’. Però ora che i mafiosi li hanno catturati e gli stanno pure confiscando i beni potrebbero costituirsi parte civile, guadagnarci anche qualche soldino, e invece lasciano stare. Lo stesso sindaco invita tutti a non parlarne se no gli imprenditori non investono più a Lonate, mentre io dico che è vero il contrario. Un imprenditore si sente più sicuro se arriva in un posto dove sa che per la ‘ndrangheta non c’è spazio, che la combattono tutti, a partire dagli amministratori”.
E’ sincero e schivo, questo discendente di Asterix. La provincia di Varese lo ha nominato presidente della “Tutela ambientale dei torrenti Arno, Rile e Tenore S.P.A.”, come sta scritto nel biglietto da visita; uno dei più grandi enti di depurazione delle acque della Lombardia, ventisette comuni del basso varesotto, quasi mezzo milione di abitanti.
“No, non credo che in questa invasione dei clan ci sia una colpa dei miei colleghi di partito. I mafiosi si infilano nel sottobosco, non sai quasi mai quel che fanno. Il guaio è che sono bravi a coinvolgere. E se è coinvolto tace anche il prete”. Resta orgoglioso della sua Lega, Modesto. Dice che è più attenta nelle candidature. Il fazzoletto verde padania nel taschino, loda il ministro Maroni e le “sue” catture dei latitanti. “Ma certo qui occorrerebbe una reazione diversa. Qualcosa sta nascendo, ma è ancora difficile trovare un seguito. Vede, a me piace come si espongono i giovani del sud contro la mafia, lo slancio con cui reagiscono. Sono davvero una bella generazione. Ci fossero qui al nord…”
Nando
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