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Brutte Racchie
Parliamoci chiaro. I manifesti “Via le BR dalle procure” vengono da Berlusconi, inteso come “il mondo dei collaboratori stretti di Berlusconi”. B. non è il mandante “morale” come se avesse solo dato delle idee a qualche esaltato con la propria predicazione sovversiva. Berlusconi è colui che sa e approva, forse perfino preventivamente. C’è una sintonia formidabile, forsennata, tra tutte le scempiaggini criminose (queste sì) che ha detto negli ultimi tempi, fino alla magistratura come associazione a delinquere, e i manifesti apparsi sui muri di Milano, con firme anonime o senza firma, con grafica sempre uguale. Inaudito è il silenzio del Comune di Milano, che ha lasciato affissi quei manifesti-reato. Inaudita la codardia degli esponenti istituzionali e politici che avrebbero dovuto dissociarsi. Preoccupante che le altre autorità istituzionali milanesi lascino da un po’ di tempo fisicamente soli i magistrati, autorizzando perfino un palco accanto al palazzo di giustizia da cui un imputato e i suoi cortigiani possano lanciare insulti ai loro giudici. C’è in tutto questo il finale di Moretti, il Caimano che porta il paese alla guerra civile. E ci torneremo. Ma certo fa parte di questa Salò pasoliniana anche la dichiarazione di Antonio Palmeri, ovunque indicato come il principale indiziato di questa oscena vicenda, essendo il responsabile internet del Pdl e l’organizzatore delle campagne elettorali per B. Interpellato sulla paternità del manifesto più vigliacco della storia repubblicana, ha cercato di buttarla in risata, ha scomodato le provocazioni di Oliviero Toscani e ha ipotizzato che B.R. significasse Brutte Racchie. Ecco, questo ci mancava. Chissà a quale pubblico ministero alludeva. Ma è stato come il cacio sui maccheroni. Contro la legge e volgari come in una taverna d’angiporto. E non dovremmo ribellarci?
Nando
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