Rosy for president. E Pisapia con le ali

La farsa continua. B. si lamenta con il broncio dell’offeso che i media sono stati contro di lui. Che non ha potuto parlare come avrebbe voluto. Vorrò vedere, la prossima volta che B. rifiuterà un dibattito con il suo interlocutore, Sky allestire una sedia vuota per rappresentare l’assente e inscenare ugualmente il dibattito. Allora sì penserò che c’è della coerenza nell’informazione. Per ora non lo penso affatto. Per ora penso che i media, nella loro maggioranza, hanno tirato la volata al Capo. O almeno ci hanno provato. E ora se ne stanno lì inebetiti senza sapere che pesci prendere.

Intanto Pisapia chiede a Vendola di  non trattare Milano come una provincia di Sel. Non ha tutti i torti. E secondo me non ha tutti i torti (anzi!) Gad Lerner a proporre che la sfida per la guida del Pd veda gareggiare da protagonista la Rosy, intesa come Rosybbindi. L’idea mi pare buona assai. La donna “più bella che intelligente” secondo B., e “non a disposizione” secondo lei, è un felice punto di incontro tra pezzi di elettorato molto diversi. Sa la politica e i suoi segreti ma sa anche rifiutarla e rifiutarli quando la società ha altro da dire. Pensiamoci: i candidati che vincono nelle situazioni più difficili non sono figli della nomenklatura, qui si sta rifacendo l’idea di sinistra e la Rosy è forse l’unica che può rappresentare insieme con una certa naturalezza passato prossimo e futuro. Vada alle primarie e ci si spenda per intero. Bersani farà benissimo il segretario di partito, ruolo indispensabile e separato finché non ci sarà un solo partito di sinistra ma ce ne saranno cinque o sei. E’ lei l’antiberlusconi per antonomasia, il contrario della antropologia del ventennio, finalmente avviata al fallimento. E intanto cresca Giuliano, a sua volta inteso come Pisapia. E non si faccia incantare dalle sirene di partito. E’ vero, in una città dove per decenni la sinistra non ha potuto gestire e valorizzare posizioni di potere, c’è un surplus di aspirazioni, anche da parte di persone del tutto per bene che sanno di avere rinunciato a molto per mantenere una propria coerenza. Ma questo non giustifica certi nomi frusti o senza prestigio che si sentono per la giunta, e che tarperebbero subito le ali della vittoria. Ragazzi, non dimentichiamolo: quando capita di vincere a Milano, quando capita di vedere per la prima volta la sinistra al governo della città (perché anche con le celebri giunte di sinistra c’è sempre stato bisogno di un po’ di trasformismo e compravendita di voti), allora bisogna dare il meglio per convincere non solo i milanesi, ma anche gli italiani. E domani 2 giugno stiamo in campana sulla la festa della Repubblica: vediamo come ci arriveranno quelli di “Zingaropoli”, con che facce e sibilando quali minacce e proponimenti. Per loro è sempre B. a tracciare la linea. P.S. E ora sotto con i referendum!!!

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