Squadra antimafia farlocca, squadra antimafia vera e squadra Bisignani

Dai, veloce, ché devo recuperare un po’ di giorni di Blog. D’altronde, amici cari, qui altro che “Born to run”! Qui ci si scapicolla per ogni dove e per ogni (buon) motivo. Vediamo dunque di raccogliere un po’ di note sparse. La prima riguarda la “Squadra antimafia”, la celebre serie televisiva. Non so quanto il fatto sia conosciuto. Certo è sconvolgente (e deprimente): l’organizzazione di tutti i service realizzati a Palermo, dove si gira, è stata affidata al clan dei Lo Presti, dominante sul mandamento di Porta Nuova. Al clan, o meglio a una sua società, è stata affidata perfino la scelta delle comparse. Intercettato il boss più anziano mentre racconta che tale Filippo è stato punito per essere andato a chiedere il pizzo alla produzione. Ma come, con tutti i soldi che ci danno e che assicurano piena e giusta soddisfazione ai nostri bar e salumifici e carnezzerie?… Questa storia dei film e dei serial antimafia girati con il permesso della mafia pare decisamente diventata un’usanza (vedi anche Gomorra). Ma fare cultura antimafia pagando la mafia è proprio da paese di Pirandello, anzi di Pulcinella. Davvero non se ne era accorto nessuno? Chi ha visto anche una sola volta set e comparse, dice che si capiva a occhio…

Poi c’è questa storia della P4. Intanto, per favore, nessuno chiami “Bisi” questo Luigi Bisignani. Bisi era il soprannome che avevo dato a un mio amico fraterno, Franco Bisignani, che se ne è andato l’anno scorso e a cui ho dedicato un post pieno di nostalgia su questo Blog. Ragazzi non scherziamo, nessuna confusione. Venendo al Luigi, c’è davvero da trasecolare. E’ incredibile doversi accorgere a cicli di decenni che questo paese è governato da dei signori Nessuno. Ma vi immaginate qualsiasi quiz in cui si fosse chiesto, fino a una settimana fa, chi sono i tre uomini più potenti d’ Italia? E chi ci avrebbe ficcato dentro questo sconosciuto che non sa nemmeno che mestiere fa, che non saprebbe neanche metterlo su un documento d’identità? Ricordate Francesco Pazienza? “Faccendiere”, dicevano. E Gelli? Materassaio. E questo? Lobbista… Ma mi faccia il piacere. Tutti a inchinarsi da Bisignani… L’Eni, Montezemolo, i generali, i ministri, la Prestigiacomo (Silvio non è intelligente, dice; e in effetti l’ha fatta ministro dell’ambiente…). Quello che ti inquieta (eufemismo), poi, è che ci hanno fatto una testa così sul principio che è il popolo che deve comandare, che il voto popolare non si discute, che chi ha i voti può fare quello che gli pare…E Bisignani, scusate? Chi l’ha mai votato Bisignani perché decidesse nomine e strategie, facesse e disfacesse governi e nomenclature? Che pena, questi rappresentanti del “voto popolare”…

Infine una nota su “Trame”, festival dei libri di mafia organizzato a Lamezia da Lirio Abbate con la benedizione di quel sacripante di Tano Grasso, che ora fa lì l’assessore alla cultura per il sindaco Speranza (nome appropriato assai) e che ho trovato in gran forma (gli sta bene pure la cravatta, toh!). La gente sciama per vie e piazze fino all’una di notte, ogni dibattito è pieno, pare che molti cittadini vengano da fuori. Io ho presentato “Contro la mafia” alle 23 (mentre, devo confessarlo, ero convinto di dovere presentare “La convergenza”), in un cortile palatino suggestivo e pieno. Andrà avanti fino a domenica. Pare che non tutta Lamezia gradisca. E infatti il gazebo di un giovane ristoratore che si è convenzionato con il festival è stato incendiato di notte. Così ieri notte l’allegra compagnia, rafforzata dal mio grande amico Amerigo Cuglietta, già ottimo sindaco di Cleto, si è andata a sedere vistosamente da lui (salsiccia, formaggio calabro, vino calabro e amaro calabro) fino alle due e un quarto. Mafiosi raus; anzi, foera de ball. Chissà quando lo sentiremo dire da Bossi e da Borghezio.

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