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Firenze. Ovvero quando non ci si fa mancare niente (e la parabola degli occhiali)
Rientrato alla magione ieri sera, dopo la sbornia felicissima di immagini e parole di Firenze. Non è mancato niente. Non certo i seminari e i ragionamenti. Non certo le persone, incontrate a iosa e di ogni età e regione. Non certo le emozioni: grande, grandissima, quella dell’applauso a Gildo Claps, il fratello di Elisa, dopo la presentazione del libro suo e di Federica Sciarelli “Per Elisa” (Rizzoli), dopo il racconto pazzesco delle omissioni, delle codardie, delle corruzioni, di una valanga di persone in una storia che un giallista non avrebbe saputo nemmeno immaginare. Gildo che cercava di tramutare ogni istinto di pianto in una piccola e gentile risata nervosa. Alla fine tutti in piedi, compreso (ed è per me la scena meravigliosa della cinque giorni) un ragazzo in carrozzella, che si è voluto alzare per applaudire con gli altri. Nulla è mancato, nemmeno l’imitazione di B. cui don Ciotti e Gabriella mi hanno costretto in pochi minuti. Non ho potuto preparare uno straccio di testo ma i ragazzi si sono divertiti assai, che vi devo dire (però mi diverto anch’io, lo confesso, perché ormai so entrare nel pensiero del personaggio al 90 per cento; preoccupante, eh?). Nulla è mancato, nemmeno l’arrivo a sorpresa di una pattuglia di quei sacripanti di “Stampo antimafioso”. Me li sono trovati d’improvviso davanti, compostamente allineati, alla presentazione della “Convergenza”, con la faccia monella più di sempre. C’è stato altro? Ma certo, si è commossa la biondina quando durante la messa eccezionalmente celebrata in Santa Maria Novella (la chiesa del mio pregiato battesimo) don Luigi ci ha chiamati all’altare per farci festeggiare il nostro 34esimo anniversario di matrimonio. Benedizione con altra coppia sconosciuta, bacio-bacio e applauso di tutta la chiesa. Oh, ve l’ho detto che non è mancato niente.
Mi è mancata invece per qualche giorno una lente dagli occhiali che uso al computer. Lo dico o non lo dico? Massì che lo dico, se no che amicizia sarebbe quella con i blogghisti…Insomma, non mi ero nemmeno accorto che la lente sinistra si era staccata dalla montatura. Io mettevo gli occhiali e non ci vedevo bene e mi preoccupavo: miiii, hai visto a lavorare troppo?, mi dicevo. Scommetti che scherza scherza mi è calata la vista? O si riaggiusterà una volta passato lo stress da fatica? Facevo prove da lontano e da vicino e poi d’incanto mi sono accorto che agli occhiali mancava la lente sinistra. Lo sguardo passava nel vuoto…Dice: e tu saresti un intellettuale? Be’, io che devo difendere la causa, lo trovo deliziosamente einsteiniano. Forse che Pasteur non si bevve l’acqua dove aveva studiato i bacilli? (tranquilli: questa non l’ho mai letta da nessuna parte, me la raccontò il mio maestro alle elementari).
Esplode intanto la questione morale nel Pd. Ne scriverò. Ma stasera che non faccio il globe-trotter dell’antimafia andrò al coordinamento regionale. Voglio sentire se c’è consapevolezza di quel che sta accadendo. E soprattutto come si pensa di cambiare rotta. Perché la malattia, amici cari, ha radici antiche…
Nando
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