Cronache danesi. Mr. Bruce, I suppose…

Ehilà, dopo qualche giorno riesco a scrivere da Horsens, cittadina in fondo a un fiordo sul Baltico, il porto che odora aspro di baccalà, custodito a tonnellate nei suoi depositi. Centro storico grazioso e ingentilito dalle classiche vecchie case dei poveri trasformate in magioni di fiaba, colori pastello di tutti i tipi e finestrine generose senza tende. Per la prima volta nella mia vita ho trovato un magnifico piatto di aringhe (versione al vapore, versione marinata, versione affumicata) in un pub del 1747. La Danimarca è una sorpresa, specie se non ti fermi a Copenhagen; e infatti non intendevo fermarmici, il mio sogno era lo Jutland, sentivo che ne sarei stato stregato. Trovi sistemazioni deliziose in paesini da due-tremila abitanti, cose un po’ andanti nei grandi centri. Spettacoli d’incanto ne ho visti tanti. Non vi spedirò cartoline telematiche di fiordi, cavalli, cerbiatti e case da film. Vi dirò che il massimo del godimento estetico e della pienezza spirituale (ma sì…) l’ho raggiunto prima a Grener, vertice est della penisola, punto d’incontro del Mare del Nord e del Mare Baltico. Correnti fortissime e spiaggia bianca pastosa, le maree che si mangiano la sabbia e poi si ritraggono come partecipi di un disegno superiore, mari distesi all’infinito su due lati e che formano inimmaginabili cinture blu all’orizzonte. Il secondo spettacolo l’ho vissuto ieri sera tornando verso nord, poco dopo Aars. Una prepotenza di rosa al tramonto e sbuffi grigi senza fine, le strade che salgono e scendono e a ogni salita nascondono e a ogni discesa riaprono scorci strepitosi. Gli alberi piegati dal vento di decenni e dunque stabilmente inclinati, omaggio alle furie che muovono i mulini ma anche segno della resistenza meravigliosa del legno con radici nella terra. Dentro quello spettacolo ci siamo fermati d’improvviso. Non un rumore, nessuna luce a destra nella campagne sterminate, quattro luci disseminate a sinistra, la luna filtrata ma non nascosta dalle nuvole: fantastico, poteva essere la copertina di un Lp di Springsteen.

In questi paesaggi e spicchi di umanità non si incontrano italiani. Se li incontrassi mi piacerebbe sapere che cosa pensano di questa bancarotta incombente, di queste ricette anticrisi  ridicole e illusorie, di questi personaggi da circo che hanno promesso di dare sviluppo e prosperità e sono stati creduti (ma dai, è simpatico…, almeno non è grigio e triste…). E se fossero di sinistra, questi italiani che non incontro, mi piacerebbe pure sapere che cosa pensano di chi fece cadere il governo Prodi tirandogli colpi da ogni lato, ben sapendo nelle mani di chi avrebbero messo il paese. Ma preferisco non pensarci. Almeno per ora. Ah, ad Aahrus non sono ancora riuscito ad andarci. Non c’erano stanze per “colpa” di un congresso. Riproviamo domani, quell’università mi intriga assai. Volete che cosa ho letto durante il viaggio? “Il cerchio di gesso del Caucaso” di Brecht e il “Giulio Cesare” di Shakespeare. Grandiosi, soprattutto il secondo. Mi serviranno per il prossimo libro, che sarà scritto -avevate dubbi?- a Stromboli. Ma quale sarà per ora non ve lo dico. Fa parte della serie “sorprese in Danimarca”. Buone stelle cadenti a tutti!

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