Sensualità strombolana e gli ecce bombo dell’antimafia

Il sole batte su Stromboli come -mi dicono- su tutte le città italiane. Per fortuna qui il soffio di Eolo allevia i caldi asfissianti e anzi regala brezze sublimi, soprattutto se si beccano i metri quadri giusti all’incrocio dei refoli, tra giochi di finestre e di balconi e scogli. Il vulcano fa botti e nuvole in continuazione, anche se il cratere si arrossa di sera meno dell’anno passato. L’isola però presenta quest’anno una sua maestosa sensualità, che non mi era mai apparsa tanto chiara. Saranno i mesi trascorsi -da fermo- davanti a una parete bianca e, nonostante il vitale disordine, monotona: computer e pensieri, dizionari e libri da consultare, tastiera, parete bianca, tasti, cambiamo cd, parete bianca, pensieri, tasti e polpastrelli, parete bianca. Saranno la brillantezza particolare degli azzurri e dei blu o i profumi che sono più inebrianti del solito. Ma quando contemplo le distese di mare dal terrazzino o dalle finestre della stanza da letto, ho la sensazione di spalancarmi su un desiderio irraggiungibile: stare qui, vivere qui, lavorare qui. 

La vista si riempie e non si sazia mai, come mai si sazierebbe del tramonto o dei bagliori soffusi della via lattea. E’ il principio dei cammelli: incamero azzurro e blu, blu e azzurro (metallici, verdeggianti, nereggianti) per averli negli occhi al mio ritorno. Dice: e con queste smancerie nella testa di che scrivi? Scrivo di cose serie, perbacco;  più serie di quanto possa sembrare dal titolo del libro, che ha forse il suo vero senso nel sottotitolo. Anzi, qui massimamente mi piace scrivere, con la biondina che non vuol sapere e finge di non capire di che e su chi (ma secondo me ha capito benissimo…).

Vista la vicenda terribile di Maria Concetta Cacciola in Calabria. Io credo che sulla questione dei collaboratori di giustizia si debba prendere il toro per le corna. Mai rimandarli al loro paese. Quando lo si fa (e purtroppo non è la prima volta che accade) ci si rende complici di suicidi o omicidi annunciati. Davvero non abbiamo ancora imparato quale sia il clima locale, anche nella famiglia di origine, verso chi sceglie lo Stato e abbandona i clan? Ma perché diavolo, lottando contro questi poteri totalitari, ci sono sempre gli ecce bombo che pensano di vivere nel paese di Alice? Vale purtroppo per questa questione ma pure per altre. Ripeto, ripeto: la vera forza della mafia sta fuori dalla mafia. E se vogliamo attrezzarci meglio su questo piano decisivo, mettiamoci in agenda, già in quest’ultimo mese di estate,  la tre giorni di Contromafie organizzato da Libera il 7-8-9 ottobre. Quest’anno a Torino.

Gheddafi ha perso e perdono con lui gli amici dei tiranni. Che il destino non sia per loro troppo generoso.

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