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Felicità e privilegi. E una macedonia dopo vent’anni
Felicità è nuotare sott’acqua mentre scompaiono i raggi del sole e il mare si spopola delle meduse. E’ tornare sulla spiaggia nera ad asciugarsi e ributtarsi a far compagnia a un bambino monellissimo che non desidera altro, se no il bagno non glielo fanno fare. E’ tornare ancora su, ormai senza più sole in cielo, e scoprire che intorno a un paio di asciugamani hanno iniziato a radunarsi i tuoi amici. Cinque, sei, fino a venti, e qualcuno che non ti aspettavi e non sapevi nemmeno che fosse a Stromboli, magari un magistrato antimafia in incognito. Felicità è vedere che tre o quattro di loro hanno portato birra e vino, capperi e mozzarella, olive e provola affumicata per tutti. E che si può stare insieme senza deplorare l’andazzo dei costumi, senza dover parlare di B. e di Penati per sentirsi diversi. Scoprire, invece, che ci si può sentire diversi perché si stanno vivendo insieme momenti indimenticabili. Che si ha il più grande dei privilegi non perché si frequentano luoghi “prestigiosi ed esclusivi” ma perché, fortunati certo nel potere andare in vacanza, nel potere venire a Stromboli, si sa godere di ciò che per tanti sarebbe declassamento, il ritrovarsi dove chiunque arrivi a Stromboli, anche una coppia di ragazzi con lo zaino, può fermarsi tutto il tempo che vuole. Felicità è avere la cultura per capire ciò che ti circonda. Sentire il venticello (“domani mare agitato!”) che ti avvolge e rivederti com’eri a vent’anni, cosa che avresti detto impossibile, con gli stessi desideri.
Felicità è fare e offrire una macedonia a degli amici. Non so cucinare ma la macedonia la so fare come nessuno. E nessuno ci crede, perché che cosa c’è di più facile che fare la macedonia…E invece io ci metto tre ore, Lidia dice che alla mia macedonia le manca la parola, perciò a Francesco (che è partito oggi) gliela avevo promessa dal 1992, in una serata della Rete a Pavia. Finalmente l’ha avuta. Bisogna seguire la stagione, certo: susine, pesche, peschine, melone giallo, uva bianca e uva nera, una base di mele ci sta sempre, banane, limone (qui è succosissimo, da non credere), pure kiwi, sarebbero belli i fichi d’India ma nessuno li vende spelati. E poi succhi compensativi dei frutti assenti: pera, pompelmo, ananas. E gin per i non astemi. Niente gin, dunque, per la biondina e per Attila, il prodigioso, simpaticissimo bambino che abita sotto di noi e che si chiama proprio così, non è mica un soprannome. Siamo andati al supermercato a comprare il tutto con Francesco e siamo tornati io e lui con la spesa. Vedendoci tornare con i sacchi di plastica uno accanto all’altro qualcuno ha mormorato: “D’altronde questa è l’isola dei gay…”. Poi, manca pochissimo, tutto finirà e riprenderanno i pellegrinaggi, le deplorazioni dei costumi, le grettezze, e l’università, l’unica cosa che anche a Stromboli mi attiri e mi faccia sentire privilegiato e felice. Intanto qui il venticello è diventato tempesta. Credo che stanotte ne sentiremo delle belle, ci sono pure i boati rosseggianti del vulcano. Non vorrei essere nei panni di chi parte domattina…
Nando
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