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Stromboli, il cammello, Claudio Fava e don Ciotti da vedere
Non c’è niente da fare. Quando sei a Stromboli arriva sempre
l’ultima giornata. E, sempre, Stromboli ti saluta da lasciarti dentro il
magone. Alba sfavillante, colori che brillano, blu del mare e bianco delle
case, e poi fuxia e giallo e azzurro e ciclamino a grappoli e macchie di fiori.
Lo sapevo, lo so che me ne vado con in mente il libro da consegnare,
l’università, gli studenti, i viaggi che farò e tante altre cose stra-interessanti.
So anche che ogni volta parto dicendo “però vengo una settimana a Natale”,
“però vengo una settimana a Pasqua”, “mi porto qua un gruppo di studenti e
facciamo un seminario strepitoso”. Poi non avviene mai, poi è di nuovo la
seconda metà di agosto e già sono un privilegiato, so anche questo. Così ieri a
mezzanotte ho cercato di applicare con avidità il principio del cammello, che
applicherò anche stanotte: immagazzinare più bellezza possibile dell’universo
nelle retine e nella memoria. Mi sono accucciato sulle scale d’ingresso senza
nemmeno un bicchiere in mano (…) per incollarmi alle stelle e farmi
affascinare ogni cinque minuti dal rosso fiammeggiante alla mia sinistra (Iddu
è letteralmente impazzito, l’altra sera ha buttato tanto di quel fuoco da far
scappare per la paura i clienti della pizzeria all’osservatorio). Prima di
questa contemplazione, una bella serata. Cena con la biondina alle terrazze di
Eolo, dove non se la tirano tanto ma sono eleganti nei modi e gentilissimi e
dove, a un tavolo sul mare, ti danno i migliori primi piatti dell’isola. Già,
perché anche se la gente immagina che a Stromboli si mangi divinamente, qui vi annuncio
che non è vero affatto. E ciò solennemente affermo dopo avere subito, anche
grazie a consigli improvvidi o interessati, fregature e delusioni a gogo negli
anni passati. Dunque siano “Terrazze di Eolo” se si cena, e “Lampara” per
caponate di battaglia. E molta casa dolce casa, propria o degli amici.
Prima ancora della cena, c’era stato l’aperitivo godutissimo
con Claudio Fava, amico che nel cuor mi sta, giunto d’improvviso con le prime
tenebre e che ha dato disponibilità all’incontro con i giovanotti e le
giovanottine di Stampo antimafioso. Si è parlato del progetto di Orioles il
Grande, ossia dare vita nuova ai “Siciliani” su un sito, con le nuovissime
generazioni a far le inchieste, i senatori di allora a far da chiocce, e
Caselli, il giudice Scidà e il sottoscritto a fare un po’ da
garanti-officianti. Bello. Si è parlato di mafia e di antimafia, ci mancherebbe.
A proposito, chi non l’ha vista si vada a vedere sul sito Stampo Antimafioso l’intervista
di don Ciotti sulla commissione antimafia a Milano, il suo netto pronunciamento
sull’ipotesi di rifare il comitato Smuraglia. Così chi diceva che la posizione
di Libera fosse un’altra è servito. La posizione è quella dell’intervista (fra
l’altro l’unica che faccia seguito a riunioni); il resto sono rispettabili
opinioni personali. Qui però mi fermo. Per accentuare il mio rimpianto, il
gabbiano che non si vedeva sullo scoglio davanti casa dall’anno scorso è
tornato. Sta lì impettito e guarda fisso il mare alla sua sinistra. Chissà se
anche lui segue il principio del cammello…
Nando
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