Gli ostellanti felici e i regolamenti dell’antimafia (ti ricordi il 3 settembre?)

Ed eccoci tornati a Milano. E ben ci sta… Stamattina
sveglia non con le onde del mare o i botti del vulcano ma con il camion della
spazzatura che spacca e poi deposita senza grazia nel suo fondo sacchi e
bottiglie rotte. Niente cieli azzurri attraversati da raggi arancioni ma un bel
cielo livido grigio che ti sembrano le cinque e mezzo e invece sono le sette
passate e poi giù un bell’acquazzone. Ah, che magnificenza, questa è la
bellezza della natura. Per fortuna ho provato (giuro) felicità quando sono andato
con la biondina e con Doretta a vedere l’Ostello Bello del Gracco maggiore.
Finalmente l’ho visto in funzione, con i turisti che vanno e vengono e prendono
una birra sul terrazzino. Con l’insegna sapientemente sbucciata nella scritta e
quell’arredamento naif nell’ingresso e la musica calda e accogliente. Visti i
commenti in rete, riservati agli ostellanti a pagamento, e che vanno a comporre
le classifiche di gradimento su scala mondiale. Non vi dico la posizione che
occupa l’Ostello Bello perché non ci credereste. Con orgoglio paterno mi sono
centellinato anche il libro degli ospiti: scritti in giapponese, disegnini con
la bandiera del proprio paese come firma…E il cane di Eschina, la grande Meta
con il sasso in bocca, che fa la guardia al pianoforte.

 

Si stringono nel frattempo i preparativi per la Summer
School. Forse dovremo sfoltire gli ammessi, per questioni pratiche. Ma sarà un
grande successo. Vista Martina che ci ha lavorato di agosto. E che sta
lavorando meco al libro Einaudi sulla “nascita di una colonia” (di ‘ndrangheta
al nord: un classico studio di comunità). Ma tranquilli, non è questo il libro
di cui vi ho parlato e a cui ho lavorato (ahimé senza finirlo) a Stromboli. A
proposito di libri, mi pregio comunicarvi che la “Convergenza” è finalista al
premio Brancati. Altri finalisti: Enzo Bianchi, Rea e Mastrocola. Probabilmente
non vincerà ma già la notizia mi rende felice, specie dopo il premio
Cimitile. E’ comunque, pur sempre, un
libro sulla mafia. D’accordo, ho detto mafia ma non disserterò qui, stasera, della
Commissione antimafia del Comune di Milano. Non ho più voglia di parlarne. Si
avvicina il 3 settembre, Il giorno che i kalashnikov e i regolamenti invocati dai
burocrati (un superprefetto non si può) congiurarono per raggiungere il risultato
più importante: il generale non doveva guidare la lotta alla mafia. Dopo la sua
morte i regolamenti sarebbero saltati. I poteri speciali, impossibili per lui,
vennero dati a Emanuele De Francesco, che era pure (in contemporanea!) capo dei
servizi segreti. Il problema non erano i regolamenti. Il problema era lui, il
generale.

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