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Diamoci del lei
Allora, io stabilirei la regola che su questo Blog se si è
tra amici (o si è mossi da spirito di amicizia) ci si dia del tu. Se no ci si
attenga all’ottimo “lei” che si usa tra persone beneducate quando non si
conoscono. Non so chi sia questo Lunago che improvvidamente può entrare più
volte in casa mia per usare un tono così sprezzante e un linguaggio così
volgare. E che non si scusa nemmeno delle stupidaggini che dice. Chiedo
all’amministratore di deporlo fuori con grazia. Ribadisco la natura altamente
rivoluzionaria di questo Blog: nell’epoca della villania e delle lavagne sempre
aperte per gli insulti anonimi questo è un luogo di gente che si rispetta e che
sa di che cosa parla. Sta ai Blog da taverna come la Gabanelli sta a Chi?, per
rendere l’idea. Chi vive al di fuori di questi intendimenti ha a disposizione
mille blog e diecimila bar. E certo non soffrirà per non trovarsi insieme a
gente a lui così poco affine.
Però prima di chiudere l’incidente e richiudere la posta di
casa, sentite la voce irridente di questo Lunago: Diciamola tutta, ti sei
candidato e non ti hanno eletto….Bum!!! Ma gente mia, ma davvero certe
persone parlano per fare prendere aria alla bocca. Io non sono stato candidato, dunque non posso essere stato “non eletto”. Trovo fantastico poi che il
Lunago medesimo, in un impeto di lucidissima coerenza, dica (attenzione: appena
dopo avermi ricordato che non sono stato eletto) che non gli piace vedere la
mia faccia in quella latrina (termine orribile, squisitamente fascista) di
parlamento. Insomma: sono stato eletto o no? Allora ha ragione Robertoli a dire
che c’è un effetto mosto? Preciso comunque, non per Lunago ma per i visitatori
rispettosi e più recenti, che alle elezioni europee venni richiesto di
candidarmi da tre partiti e risposi di no. Per amore, pensa te, del mio lavoro,
che mi aveva portato a dar vita al primo corso universitario di Sociologia
della criminalità organizzata. Fu sempre per questa ragione che rifiutai la
proposta di Marta Vincenzi di fare l’assessore alla cultura a Genova. E ora si
chiuda con delicatezza la porta di casa. Arriverà ancora qualche insulto dal
pianerottolo e poi dalle scale. Pazienza.
Nando
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