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Politici sfusi
In questo post vi si parlerà di politici. Anzitutto informazione di servizio. Nel mio primo articolo sulla vicenda Penati (molti messaggi di condivisione: grazie, prego) ho scritto che Luigi Vimercati, attuale segretario della commissione Lavori pubblici al Senato, sia stato nel secondo governo Prodi sottosegretario alle Infrastrutture. No, era sottosegretario alle Comunicazioni. Avendo già inviato l’errata corrige sul Fatto la “posto” pure qui.
Un pensiero dedico a Mino Martinazzoli. Tutti ne hanno ricordato il tragitto politico, la vecchia e la nuova Dc ecc. Io voglio qui ricordarne un grande merito: senza di lui ministro della giustizia il maxiprocesso di Palermo non si sarebbe mai fatto. Sfidò ostilità impensabili per fare realizzare l’aula bunker dell’Ucciardone e per garantire tecnicamente lo svolgimento del processo. Il “Giornale di Sicilia” faceva le vignette sui soldi che si buttavano via invece di aiutare i disoccupati. All’estero (Brasile e Battisti insegnano…) si riusciva a far scrivere che quell’aula fosse il simbolo di una repressione totalitaria. Grazie Mino. Lo ringrazio anche per un’altra cosa, che solo ora posso raccontare. Quando uscì il mio libro “Delitto imperfetto”, successe che dopo un mese si suicidò il segretario regionale della Dc siciliana Rosario Nicoletti. Si buttò dalla sua abitazione al nono piano. Tutti scrissero e dissero che lo aveva fatto per colpa del mio libro, che stava sottolineato sul suo comodino. Che non aveva sopportato le mie accuse ingiuste. Salvo Lima e soci fecero a gara a parlare della “sociologia che uccide”. In realtà Nicoletti era appena tornato scoraggiato da un viaggio a Roma, in cui aveva incontrato alcuni dirigenti nazionali del suo partito. E nel mio libro non era tra i personaggi coinvolti più pesantemente. In quell’assalto alla mia persona mi arrivò un giorno una lettera firmata da Mino Martinazzoli. Era membro della direzione nazionale della Dc (allora le direzioni non erano fatte di duecento persone). Mi invitò a reggere gli attacchi (soprattutto democristiani), mi scrisse che per arrivare alla vetta della montagna bisogna passare per molti momenti duri; e altre cose ancora. Lo ammirai davvero. Poteva telefonare e non lasciare traccia. Farmelo dire da qualcuno. Una lettera di suo pugno era un segno di coraggio: umano e politico. Giusto che si sappia.
Una informazione, ora, su Mattia Calise. E’ il candidato sindaco del movimento 5 stelle a Milano. Grillino insomma. Signore e signori, è l’unico consigliere comunale che si sia iscritto alla Summer School sull’Impresa mafiosa che parte lunedì prossimo a Scienze Politiche a Milano (inaugurazione di Pisapia). Penso giusto segnalarlo. Fra l’altro Calise (molto giovane, lo avrete visto in tivù) è persona di grande educazione e gentilezza di modi. Insomma sconfessa in pieno lo stereotipo dei grillini turpiloquianti e qualunquisti-ignoranti che si ama accreditare e che alcuni di loro (ne abbiamo avuta qui conferma) fanno di tutto per accreditare. Sia reso onore al merito.
B., infine. Che dire? Ve lo dico: mi fa pena. Io come lui non vorrei vivere. Mantenere un esercito di tutte le peggiori professioni del mondo ed esserne pure trattato con dileggio o disprezzo dev’essere terribile. Ben gli sta, d’accordo. Ma che pena… Davvero, vien da dire, se questo è un uomo…
Nando
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