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Commissione antimafia a Milano/2. Ecco a voi il pubblico annuncio
E veniamo ora alla mia candidatura alla presidenza di un (auspicato) comitato Smuraglia. Pare che sia una colpa biblica: “Ma lo sai che si è proposto lui? Ma ti rendi conto?”. Ebbene sì, mi sono candidato io. Quando ho visto gli annunci sulla istituzione della commissione antimafia, mai più immaginando che si volesse farne una tutta di consiglieri comunali (anche perché so bene quanti se ne sono occupati…), mi sono proposto. Ho comunicato a Basilio Rizzo, a Stefano Boeri e indirettamente a Pisapia che ero disponibile a guidarla. E ho pure aggiunto che lo avrei fatto gratis, senza nemmeno chiedere gettoni di presenza. Per la città. Che cosa mi si rimprovera, allora? Di non avere i titoli -accademici, istituzionali, di movimento, di credibilità personale-? Di non essermi fatto raccomandare da qualche padrino politico, Bersani, Veltroni, Bindi, magari Penati? Ho fatto la cosa più pulita e leale, certo la meno ipocrita. O forse in questo momento a Milano non ci sono decine e decine di persone che si stanno candidando senza scandalo per ogni tipo di presidenza (retribuita) facendosi "segnalare" a destra e a sinistra? Anzi: non è forse lo stesso Comune che esorta a candidarsi ai consigli d’amministrazione e predispone gli albi in cui i cittadini possano firmare a sostegno delle varie autocandidature? E allora, ecco la domanda senza risposta: perché quel che viene ritenuto normale e addirittura incoraggiato pubblicamente viene considerato un delitto se lo faccio io? Perché le firme dei cittadini a sostegno dei candidati alle municipalizzate esprimono “partecipazione civile” mentre quelle a mio favore esprimono demagogia e cinismo, essendo di persone tutte “plagiate e strumentalizzate”? Perché nei miei confronti scatta un altro codice di etica pubblica? Qualunque studioso di questi fenomeni darebbe automaticamente la risposta: qui c’è qualcosa di strano, un grumo di interessi (personali, di gruppo, chissà) che non si può toccare.
Le associazioni che mi sostengono, dunque. Già da prima dell’estate -in assoluta autonomia- un folto gruppo di associazioni impegnate nella lotta alla mafia ha raccolto firme per candidarmi alla presidenza della commissione. Al loro documento se ne è associato un altro, firmato dagli insegnanti di Libera, don Ciotti, Gherardo Colombo, Giuliano Turone, Corrado Stajano, lo stesso Smuraglia (e poi appoggiato da Claudio Fava), non per indicare il mio nome ma per chiedere comunque di dare alla città la commissione più forte, prestigiosa, competente e autorevole possibile, oltre i recinti del consiglio comunale. Don Ciotti, Smuraglia, Stajano, gli insegnanti che lavorano sulla legalità da decenni, le associazioni che pensano alla lotta alla mafia più che ai rapporti con il potere: questi sarebbero dunque i poveri plagiati e strumentalizzati. Invece di chiedersi come mai tanti testimoni storici della lotta alla mafia firmino quel documento, si lancia l’accusa: dalla Chiesa sta conducendo una battaglia tutta personale e individualistica.
Allora, cari amici blogghisti, qua vi ripeto ufficialmente ciò che ho già detto in una affollata assemblea pubblica ai primi di agosto: a) per me la precedenza ce l’ha l’interesse della città; b) dunque la precedenza ce l’ha il comitato Smuraglia; c) quindi in nome del comitato Smuraglia io sono pronto a ritirare la mia candidatura alla presidenza e a fare parte del comitato come “semplice” componente; d) naturalmente tutto questo se il presidente fosse scelto tra quelle persone della città -non molte, ma ci sono- in grado di assicurare prestigio, esperienza e cultura specifica, e in particolare una assoluta indipendenza politica. Faccio un nome per tutti: Gherardo Colombo. E ora che cosa mi si dirà? Quale altra accusa si inventerà pur di non dare a Milano la difesa più forte possibile di fronte alla avanzata della ‘ndrangheta? (continua…)
Nando
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