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Giù le mani dai fanciulli. E il pizzo sul coraggio (ma anche l’effetto festazza)
Lo so, avevo detto basta con le polemiche sulla commissione antimafia milanese. Ma ho il dovere -alto e imprescindibile- di intervenire in difesa dei giovani giornalisti di “Stampo antimafioso”. Attaccati in modo screanzato da un giornalista a me ignoto di Italia Oggi. Che li ha accusati di essere gli appaltatori della lotta alla mafia, per via delle interviste che hanno fatto in estate a un po’ di personalità proprio sulla commissione. Commettendo il torto di dimostrare che i personaggi più importanti della lotta alla mafia erano a favore della soluzione Smuraglia (andare sul sito per vedere cammello). Da qui il bisogno di punirli, di prendersela con loro. C’erano pure rimasti male, i tapini, perché ignoravano nella loro innocenza che cosa vuol dire davvero quel che gli ho insegnato: “la forza della mafia sta fuori dalla mafia”. Ora incominciano a capirlo, non studiando la storia terribile di Falcone ma osservando la meschina quotidianità delle cose. Gli ho raccontato un po’ di episodi del passato (Giornale di Sicilia ecc), li ho invitati a fregarsene e si sono ottimamente ripresi. E pensare che sono tra le espressioni più pulite, entusiaste e colte della lotta alla mafia…A chi si è divertito a usare il proprio piccolissimo potere di trafiletto (pensate: su un giornale economico la cronaca micropolitica di Milano…) ricordo solo come è finita a chi attaccava i ragazzi di Società Civile: nel dimenticatoio, in pensione o in qualche oscura piega della professione. Perché questi servizi in genere non si accoppiano con prodigiosi e strepitosi livelli di professionalità. I ragazzi di Società Civile invece, loro, sono vivi e vegeti, dalla Gazzetta dello Sport alla Rai, dal Fatto alla Bbc. E soprattutto possono vantare di avere tenuto sempre la schiena diritta, che non sono mica corbezzoli. Pensate che il cronista ignoto aveva pure sostenuto, in quel trafiletto, che io avrei architettato la Summer School in vista della presidenza della commissione. Poiché il lavoro di progettazione è partito in marzo, d’ora in poi chiamatemi volpone.
A proposito di giornalisti, sono reduce dalla presentazione del libro scritto da uno di loro sulla rivolta di Confindustria siciliana contro il pizzo. Ci sono andato anche se ho i minuti contati per preparare lo spettacolo di domani sera. Ho pure parlato del libro (cosa rara nelle presentazioni) e ne ho parlato bene. Solo che ho anche detto che la ‘Ndrangheta entra nell’economia milanese come una lama nel burro e che tra i costruttori c’è chi è capace di fare dibattiti sulla mafia senza mai nominare il movimento terra e il ciclo del cemento. Oh, l’autore ha fermato il dibattito e si è preso la parola per dire che Confindustria (che io non avevo nominato) non può essere colpevole di tutto e che si rischia di fare della demagogia. Ha spiegato che si era sentito in dovere di dirlo (vicino c’era il presidente di Assolombarda, con molti altri imprenditori nel pubblico). Questa della censura da parte dell’autore appena lodato non mi era ancora capitata. Che vuol dire? Semplice: che criticare la Sicilia da Milano chiede meno coraggio che criticare Milano da Milano davanti alla Milano che conta. Ribadisco: questo è lo stato della nostra città mentre avanza la colonizzazione. Chissà quali altre parole inventeranno dopo “demagogia”. Quanto a me, ben mi sta a mantenere gli impegni per dare una mano alle persone che non conosco, e poi parlare bene di loro…
Ultima notizia, stavolta proprio bella: è iniziato il corso di formazione per gli operatori della nuova cooperativa sui beni confiscati di Isola di Capo Rizzuto. Ricordate la festazza dei 60? Ricordate il contributo che molti di voi diedero per quella cooperativa come regalo all’Anfitrione? Ecco, ora si parte. Ed è anche merito vostro. Ma non datemi del demagogo…
Nando
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