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Mafia e latte di Lega. Se sei miliardi vi sembran pochi
“Ehi, auguri professor dalla Chiesa. Da parte di uno che a quei tempi non l’ha votata, io stavo dall’altra parte. Me ne sono pentito, sapesse quante cose sto rivedendo..”. Tutto mentre scendevo di corsa dal tram. L’elettore leghista del ’93 è la spia di qualcosa che sta accadendo nelle profondità della società milanese e forse nazionale. Confermato dalla lettera del sindaco leghista di Macherio pubblicata ieri in prima dal “Corriere”. C’era dentro la vergogna, l’incredulità. Li ricordo bene, allora, i fedelissimi di Bossi invitare a non votarmi perché se no, con i legami che avevo con la Sicilia, avrei portato la mafia alla guida di Milano. Ora eccoli lì a salvare i ministri accusati di mafia in parlamento così come anni fa avevano già salvato Previti. Allora dicevano: è il prezzo amaro del federalismo. Panzane, ormai. Son tutti lì, drammaticamente nudi, i nemici giurati e fierissimi della casta, a garantire impunità in serie, foraggiare clientele, fottere soldi alla collettività. L’espressione non è oxfordiana, d’accordo, però ti senti ribollire il sangue quando segretamente ti rivelano che ormai sono stati spesi sei miliardi di euro (in tre tornate) per i famosi allevatori con le loro quote latte fuorilegge, soprattutto per pagare le multe europee. Capito? Non solo i costi diretti della casta, ma anche quelli degli imbrogli fatti dai loro elettori. Ragazzi, con sei miliardi ci rifate le scuole di due regioni, ci mettete a posto le accademie e i conservatori di tutta Italia. Per questo il dibattito sui tagli e sulla finanziaria, pur rischiando di farsi demagogico, merita di essere portato su questo terreno: sprechi, dissipazioni, costi imposti al paese dalla razzie di gruppi e clan. In questo caso poi la cosa è ancora più vergognosa: perché Romano è esattamente il ministro dell’Agricoltura, ossia quello che deve dare i soldi agli allevatori…
Metto a fianco un articolo scritto per il Fatto di ieri. Certificati antimafia sotto accusa e follie burocratiche ben più vessatorie lasciate indisturbate. Mi ha risposto oggi (uscirà domani) il ministro Brunetta. In modo civile, devo dire. Qualcuno si meraviglierà vedendo che mi chiama “l’amico dalla Chiesa”. In effetti siamo stati coautori in gioventù (con Alberto Martinelli e Gianni Celata) di un libro non spregevole affatto sulla piccola impresa. Lui socialista, io Movimento lavoratori per i socialismo. La storia trova le tracce delle persone ovunque. E infatti non sapevo (lo devo a Giovanni Cominelli) che il cardinale Scola fosse stato, pure lui in gioventù, tra i protagonisti della Jaca Book, editoria rivoluzionaria cattolica liquidata di colpo da don Giussani. Inizia ottobre, intanto. Oggi sarò a Chianciano al raduno dei “democratici davvero” (Bindi) a duettare con Valerio Onida su democrazia e legalità. Ma intanto complimenti ad Arturo Parisi per la raccolta firme del referendum anti-porcellum. Credo che avremo ragione per ringraziarlo una volta di più, questo tostissimo professore sardo.
Nando
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