Antimafia ok. Il libro su Cossiga e il libro di Turone (su Battisti)

 

Bene, buone notizie da Affori, periferia nord-est di Milano.
Sono stato alla manifestazione contro la ‘ndrangheta oggi pomeriggio. Andandoci
pensavo che se fossimo stati in meno di cento sarebbe stato un fallimento. I clan
che avevano dato alle fiamme il centro sportivo (alle cinque del pomeriggio!!)
si sarebbero compiaciuti della indifferenza della gente. Quando ho visto la
partecipazione mi sono rincuorato. Quasi mille persone. Una enormità per una
città per nulla abituata a manifestare contro la mafia e che anzi da vent’anni
si è sentita ripetere che la mafia non esiste. Un messaggio finalmente civile e
appassionato dal sindaco, due assessori presenti, tutto il consiglio di zona,
guidato dalla bravissima, giovane presidentessa, Beatrice Uguccioni, che ha
avuto la presenza di spirito di chiamare subito i cittadini a reagire. Con i
bambini che andavano su e giù per il corteo ritmando quasi per gioco “fuori le
mafie dai nostri quartieri”. Bene, sono così contento che vi svelo finalmente
(lo so che non vedevate l’ora…) l’argomento del mio libro in uscita: Francesco
Cossiga. Sì lui, l’uomo che non ha dato nulla di buono a questo paese, che ne
ha picconato le istituzioni e che se ne è andato lo stesso accompagnato da un
coro unanime di lodi, a testimonianza che il cloroformio di massa non nasce con
Berlusconi. Titolo, ovviamente: “Lo Statista”. Ho pure scoperto che l’uomo ha
scritto,  su richiesta degli avvocati brasiliani
di Cesare Battisti, una nota che è stata allegata a sostegno della indecente pretesa
del terrorista di essere un perseguitato politico.

 

Sulla materia raccomando vivamente la lettura dell’ultimo
libro di Giuliano Turone: “Il caso Battisti”, edito da Garzanti. Turone scrive
sulla base di una documentazione ampia e inoppugnabile. Ripercorre la storia di
anni che furono drammatici, mettendo le mani con asciuttezza critica nella
vicenda dei Proletari armati per il comunismo (il gruppo di Battisti). Non cede
alla tentazione di derubricare tutto a criminalità comune, benché nel caso
Battisti il filo che unisce la criminalità comune a quella politica sia
evidente. Il terrorismo fu fatto politico, ma non per questo i terroristi
commisero quelli che chiamiamo “reati politici”, né tanto meno furono
perseguitati. La ricostruzione del contesto, la cronaca, serrata, lucida, degli
omicidi realizzati dal gruppo sono la
desolante rappresentazione di assassini che scelsero di perseguitare, loro sì,
bersagli innocenti. Leggere per formarsi un’idea più precisa di quella che
alberga anche nelle memorie più vigili, o per imparare se memoria non si ha. E
per capire che capo dello Stato (il più intervistato di tutti…) ci è toccato di
avere.

 

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