Nonna Abelarda, Eto’o, black bloc e pissichiatri. E Stefano Boeri

 

Salve, sono reduce da un piatto di riso e farro
pantagruelico, versione nonna Abelarda. Me lo sono fatto io, con squisito olio Giudecca
di Caltabellotta (Agrigento), produzione Orizzonte Natura, e meno squisita
crosta di parmigiano trovata solinga in frigorifero. Bicchiere di lambrusco
freddo, che è buono assai. Chiusura con coppa del nonno e amaro Montenegro.
Voto alla soddisfazione: 27/30. Era da tre giorni che non mangiavo un piatto
caldo, dal momento che vivo come un eremita, intento a lavorare al libro su
Cossiga. Voto al riso da me medesimo cucinato: 18 politico. Domani se trovo per
strada un amico/amica all’ora giusta giuro che lo invito in trattoria. Dunque di
che parliamo? Dell’Inter o di Roma? Prima l’Inter che è più facile. Nulla da
dire a Moratti, quattro scudetti di fila sul campo sono un’indigestione. Nulla
da dire nemmeno a Ranieri. La squadra è psicologicamente disfatta. Praticamente
non esiste più. Mancano quasi tutte le risorse che fanno grande un’organizzazione:
motivazioni, coesione, anima, energia, solidarietà, creatività, leadership e
ormai scemano anche denaro e potere, che in genere sono considerati il punto di
partenza (vedi le lezioni di Sociologia dell’Organizzazione del prof. dalla Chiesa).
Questa di riprendere Eto’o per due mesi, poi, mi sembra una idea da
disperazione. Chiudiamola lì. Si rifaccia la squadra, mi candido a consulente
sui consulenti da scegliere. Roma indignata è cosa assai più seria. Lascio
stare le malignità circolanti su un gruppo antagonista voglioso di vendicarsi
con un partito per recenti e deludenti trattative elettorali (anche perché su
quel versante abbiamo già dato). Faccio solo due domande. Una già posta con
finta ingenuità da un eurodeputato socialista francese: perché i black bloc si
chiamano black? Intendiamoci: ho abbastanza esperienza per sapere che dei
provocatori non bastano a creare pezzi di corteo. Ma ho anche abbastanza
esperienza per sapere che in certi pezzi di corteo i provocatori ci vanno come
il cacio sui maccheroni. La seconda domanda, senza volere insegnare niente a
nessuno: ma sono davvero così inutili i servizi d’ordine alle manifestazioni
politiche?

 

In ogni caso le ultime febbricitanti giornate hanno posto
anche un problema per così dire estetico. Intanto questo salvatore di
Berlusconi dal nobile cognome, Michele Pisacane si chiama, che è arrivato di
corsa in aula alla seconda chiama per votare la fiducia. Gli hanno chiesto chi
sia, visto che non lo sapeva nessuno. E lui ha risposto che fa “il” psichiatra
sociale. Minchiazza, direbbe Lillo. E’ già difficile dirlo “il ps” (e infatti
in certe regioni hanno risolto il problema alla radice dicendo pissichiatra o
pissicologo) ma è pure sbagliato. Ma che scuola fanno questi deputati della
seconda chiama? Questione estetica anche per il black bloc che tira una molotov
ripreso in foto dai giornali. Sopra la cintura dei jeans gli viene fuori un
metro di mutande nere. Ma dico, ma non ce l’ha una mamma? Ma ancora non si
sentono ridicoli con questa moda delle mutande che escono dalla cintura?  Una volta i rivoluzionari, metti gli anarchici
di Carrara, avevano il papillon nero, altro che le mutande, vedere le foto di
gruppo.

 

Infine Stefano Boeri e la sua richiesta di rifare su nuove
basi il Pd milanese. Ha ragione, d’altronde con lui capolista (e una buona
lista, d’accordo) il partito ha preso il 28 per cento, per poche centinaia di
voti non è diventato il primo in città. Perché rispondergli di pensare a
lavorare? Perché indispettirsi? Se si replica pensando ai posti in segreteria
anziché alla necessità di una iniezione di nuova cultura politica (che non è
questione anagrafica) vuol dire che ha ragione lui. Dai, il buon vento tira
davvero.

 

Leave a Reply

Next ArticleAlice e Agnese, la disciplina del ghiaccio