Gheddafi e la gloria che passa. E la saggezza di Pisapia

 

Dunque hanno ucciso Gheddafi l’onnipotente, nascosto (così
leggo) in una buca sotto terra. Ero in treno, un viaggio verso la Sicilia, e
avevo 19 anni, quando lessi su “Epoca” la storia di questo ufficiale che aveva
conquistato il potere e stava cacciando gli italiani che avevano fatto del suo
paese una colonia. E avevo accanto a me una signora che allora avrei definito
vecchia (fondamentalmente aveva la mia età attuale) che mi spiegava come gli
italiani brava gente lì avessero fatto un sacco di bene. Finisce un pezzo di
storia del Mediterraneo, anche se sul momento non ce ne accorgiamo. Quando se
ne va un dittatore che ha sulla coscienza migliaia e migliaia di morti, finiti nelle
fosse comuni, nel deserto o in mare, non mi dispiace. Che lo uccidano i suoi
nemici fa parte delle leggi che lui stesso ha instaurato esercitando
liberamente il proprio potere. Chi vuole un altro sistema politico, qualunque
esso sia, è stato infatti abituato a sapere che non potrà mai averlo con il
voto ma che dovrà passare per l’eliminazione fisica del tiranno. Continua
semmai a non piacermi, a farmi un po’ orrore, la galleria di foto e filmati con
cui i vincitori esibiscono il loro trionfo in questi casi. Leggo anche che l’ineffabile
B. ha dichiarato che “sic transit gloria mundi”. Chissà se l’ha detto
correttamente a memoria. E chissà, soprattutto, se ha ripensato alla gloria
turibolante che gli ha dato lui con quell’assurdo bacio sulla mano, che da solo
qualifica un capo del governo (ma c’è qualcun altro che lo ha fatto?). A
proposito di B., ho presentato ieri a Milano un libretto pieno di spunti originali
e acuti sul suo potere. Un inedito taglio psicanalitico (lacaniano) per capire
il periodo che abbiamo vissuto e stiamo vivendo. Si intitola “Il fantasma della
libertà”, edizioni Mimesis, e l’hanno scritto Fulvio Carmagnola e Matteo
Bonazzi. Utile assai, bravi.

 

E bravo pure Pisapia a negare l’Ambrogino d’oro a Sergio D’Elia,
ex terrorista ora meritoriamente impegnato in “Nessuno tocchi Caino” ma anche
secondo me improponibile per un pubblico premio. Ragazzi, i morti sono morti.
Già a suo tempo avevo trovato di pessimo gusto, rispetto ai familiari delle
vittime, specie le sue, mettere D’Elia nell’ufficio di presidenza della Camera.
Le battaglie dei radicali saranno border line, ma spesso vanno molto oltre il “border”.
Ciò detto, ne approfitto per chiedere scusa agli interessati se non riesco a
rispondere sulla mia posta elettronica. Non ce la faccio proprio, mi restano da
aprire quasi tremila mail, scusatemi davvero. Ma consolatevi: l’Inter ha vinto
ed è tornata la biondina.

 

Leave a Reply

Next ArticleO la borsa o Lavitola