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Noi che vogliamo bene a Genova. E antimafia e scaramanzia
E che ci devo fare? Cossiga mi ha intrappolato giorni e
notti. Il libro su di lui (“Lo Statista”) andrà in stampa in settimana e mi
sono dovuto fare notti assai fino alle tre, ogni volta rassicurando la biondina
che all’una e mezzo avrei chiuso tutto. Solo per questo non sono riuscito a
tornare sul Blog per fare quello che mi dettava il cuore: dire che sto con
Genova e con i genovesi. Che ho assistito con sgomento alle terribili scene mandate
dalle tivù. Che ho pensato a tanti amici o semplici conoscenti: molti davvero,
perché in quella parte della città sono stato eletto senatore nel 2001 e ci
sono tornato regolarmente per cinque anni, quando ancora c’era la legge
elettorale con il collegio uninominale. Mi sono accorto di volere bene a Genova.
Non è facile volere bene a una città. Ti può piacere, la puoi desiderare, puoi
anche volerci andare a vivere, ma volerle bene è altra cosa, è identificarsi
con luoghi, vie, negozi e personaggi (come sta l’edicola di Gianpy? non mi ha
risposto…). Genova e il maltempo: le mareggiate assurde, i fiumi e i torrenti
che impazziscono, e anche -voglio dirlo- la difficoltà estrema di fare scelte gravi
in certi momenti. Genova: che quando si ghiacciano i marciapiedi i vecchi non
escono più e ti può capitare di vederti arrivare addosso un cane che scivola in
discesa senza riuscire a fermarsi. Un saluto dal cuore ai genovesi, tutti.
Intanto sono stati completati tutti i passi formali per il Comitato antimafia
promosso da Pisapia. Posso rassicurare che non sarà affatto una struttura
formale. Abbiamo già la nostra agenda di primi impegni nei prossimi giorni. E registro
con piacere che la notizia sta incoraggiando molti segmenti della società
civile (che Pisapia chiama “cittadinanza attiva”), specie tra i più giovani.
Penso proprio che se ne vedranno i frutti, nemmeno troppo a lungo termine.
Lo so, voi a questo punto vorreste che vi dicessi di B., se cade o no. Ma il
momento cruciale si avvicina. E ricordo bene che cosa accadde lo scorso 14
dicembre. Prima di iniziare l’appello di Sociologia dell’organizzazione mandai
un sms alla biondina per dirle “Se cade avvertimi”. Dopo qualche ora mi
avvertirono che era caduta lei e si era rotta il femore…Zitto e schiscio,
dunque. Come non lo sono stato sabato al Feudo di Maida, per il premio
letterario assegnato ad “Album di famiglia”. No, lì ho parlato. Che bello vincere
un premio nella sezione narrativa. Giuro che è tutta un’altra soddisfazione…
Nando
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