Vaclav Havel, l’immenso. E gli auguri natalizi

 

Non posso saltare anche oggi con i pretesti più vari. Devo
salutare da qui Vaclav Havel, uno dei più grandi intellettuali del Novecento,
senz’altro uno dei miei più importanti riferimenti politico-morali-intellettuali.
Ho cercato, senza riuscirci, di conoscerlo. A Praga, mentre era presidente
della Repubblica; a Genova, dove non è potuto venire alla Settimana
internazionale dei diritti a causa della sua malattia. Avessi avuto un
appuntamento sarei andato in qualsiasi momento. Il carcere sotto il regime
comunista, la forza del teatro e dell’arte contro la dittatura, il chiodo  della verità; e della moralità e della
giustizia. La forza, soprattutto, dei cittadini “senza potere” che vogliano
imbracciare le armi della libertà e della dignità. “Il giudice ragazzino” lo
aprii (era il ’92) citando una sua frase: “Non dimenticarlo mai, la prima
piccolissima bugia detta nel nome della verità, la prima minuscola ingiustizia
commessa nell’interesse della giustizia, il primo inavvertibile tradimento
della morale commesso in nome della moralità delle cose […] significano
inequivocabilmente l’inizio della fine”(dalla Lettera a Olga). Posso solo ringraziarlo e invitare i blogghisti a
leggere i suoi libri.
E già che ci siamo invito i blogghisti anche a fare tesoro del consiglio
impartito da non ricordo chi sul “Corriere” di tre-quattro giorni fa. Gli
auguri si firmano a mano e deve esserci sempre un dettaglio personalizzato. Oh,
finalmente qualcuno che si ricordi di quella cosa immensa che si chiama
signorilità dei modi (o rispetto). Ma davvero sentiamo il bisogno di ricevere
una firma ciclostilata da qualcuno che ci tratta tutti allo stesso modo,
facendoci chiaramente capire che siamo solo parte di un elenco stilato chissà
quanto tempo fa? Davvero ci riscalda un sms con la frasetta finto-spirituale, e
magari pure senza firma perché ognuno presume che tu ti sia messo in agenda il
suo numero di telefono neanche fosse tuo figlio o il tuo migliore amico? Il Natale
è relazione profonda. E’ memoria. Dunque la firma a mano, dunque il dettaglio.
E se l’augurio è telematico, almeno il dettaglio, almeno l’indirizzo
individuale. Intanto l’Inter si riprende. Rubacchiando, ma si riprende…

 

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