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Grande Nonna Quercia, una favola per salvare l’ambiente
Il Fatto quotidiano
18.12.2011
Ma quale ampolla. E’ una quercia, una grande quercia oggi il
simbolo del Po che si ribella, che chiede rispetto per le tradizioni e la
storia delle terre padane. Un immenso albero secolare che sorge a pochi
chilometri da Cremona, vicino a Castelvetro piacentino. Destinato a essere
cancellato o violentato dall’ennesima bretella autostradale inventata dalla
inesausta fantasia dei costruttori. Dodici chilometri per congiungere Porto
Canale Cremona con Castelvetro. E per travolgere d’un colpo tre aree protette
dall’Unione europea, tra cui l’Isola del deserto, tempio fluviale di magico silenzio tra boschi e spiagge in cui
vanno a nidificare rare specie rare di uccelli, dall’airone rosso al picchio
verde. Un progetto nato negli anni novanta per disintasare il traffico pesante
del porto di Cremona sulla A21. E giunto alla sua terza versione nel 2010.
Costo 216 milioni e di questi tempi se ne sente davvero il bisogno. “Possono
dare lavoro in tanti altri modi più utili, quei soldi, visto che la società che
dovrebbe realizzarlo è la Centropadane, e che i suoi azionisti sono
praticamente tutti enti pubblici: le provincie di Cremona, Piacenza e Brescia e
il comune di Cremona”. Chi parla è un pubblicista bresciano, Simone Mazzat. Proprio
quando il progetto macinava autorizzazioni ministeriali e impegni finanziari, è
arrivato lui, il guastafeste. Cercava casa in campagna, con un’idea su tutte:
realizzarci una scuola per bambini fondata sul pensiero ecologico. La cascina
che gli avevano fatto vedere vicino Castelvetro aveva tutti i numeri. Spazi e pertinenze,
tra cui una ex stalla, per farci delle belle aule. Ma a convincerlo era stata
proprio la vicinanza di quella quercia. Grandiosa, possente, quasi divina.
Simone è giunto tre anni fa con la moglie Daniela, una ex insegnante nel
settore dell’handicap, e con la figlia. E ha subito raccolto intorno al loro
nucleo un folto gruppo di ambientalisti. La storia della pianta che deve
sparire o finire sotto i gas dei tir è diventata presto una favola. “Io so chi
l’ha scritta quella favola”, ammicca, “ma non lo dirò mai. Tutti noi diciamo
che è stata la quercia stessa, la Grande Nonna Quercia. Per lanciarci un
appello”. Una favola dolce, datata 23 gennaio 2010. Che circola in versione
patinata, impreziosita da foto e da splendidi disegni infantili. Ma gira anche
in versione internet. La Nonna vi parla dell’uomo buono che l’ha fatta nascere,
delle stelle, del silenzio, della solitudine e della morte. Viaggia, la favola.
E’ giunta anche a Walter, “un ragazzo siciliano che nessuno di noi conosceva”,
che ha aperto un gruppo su facebook che conta ora undicimila contatti. “Ma lo
sa che vengono scolaresche da Milano, da Brescia e da Piacenza, e ovviamente da
Cremona, a vederla? Sta diventando un simbolo per chi vuole fermare questa
follia devastatrice, per chi sa farsi incantare dalla bellezza superiore della
natura”. Ma non è che di questa bretella c’è bisogno sul serio? viene da
chiedersi per scrupolo. Altrimenti perché degli enti pubblici si schiererebbero
con tanta determinazione per un progetto che violenta le bellezze delle loro
terre? “Ma no, dicono che è l’Anas a chiederglielo, come prezzo per rinnovare
la concessione alla Centropadane. Intanto gli industriali di Cremona non
l’hanno inserita tra le necessità in vista dell’Expo. E poi fior di urbanisti e
di studiosi del territorio dicono dicono che si potrebbero trovare soluzioni
molto più leggere. I flussi di traffico attuali non giustificano l’impellenza e
infatti non ci vengono date stime aggiornate. Pare siano un terzo di quelle
indicate. E poi è possibile che le tre versioni del progetto che si sono
succedute costino sempre la stessa cifra? Che si possano calpestare gli
indirizzi dell’Unione europea in materia di ambiente? Che non si facciano
incontri con le comunità interessate? Per questo, in silenzio, con un nostro
gruppo di esperti abbiamo steso un dossier e fatto ricorso al Tar e poi
all’Unione. C’è qualcosa di poco convincente. Diversi amministratori ci hanno
confessato in privato che è una porcata ma che bisogna farla perché ‘abbiamo le
mani legate’. Poi parliamoci chiaro: questi sono lavori che chiederanno
estrazione di materiale, ci sono di mezzo le cave, e le cave sono appena state
il cuore di uno scandalo regionale sulla gestione dei rifiuti. E gli interessi
che premono sul movimento terra e sui rifiuti lei li conosce meglio di me”.
Simone e il gruppo di ambientalisti che si sono raccolti attorno alla sua idea di una scuola del pensiero ecologico non si daranno vinti, “mica siamo di quelli che che ormai non c’è più niente da fare, sapesse quanti ne ho incontrati quando sono arrivato qui”. Intorno alla Grande Quercia riuniscono il popolo delle favole, quasi fossero dei pellerossa che difendono le loro riserve dalle ferrovie dei visi pallidi. Convinti, però, di essere loro dalla parte del progresso. All’ombra della Nonna tengono riunioni e assemblee. Anche concerti. Musica classica e gospel. I Modena City Ramblers e Omar Pedrini. Perfino gli Intillimani, ma sì, “ed eravamo millecinquecento, e pensi: tutti stavamo sotto la chioma della Quercia”. Chissà come finirà questa partita. Certo sta facendo fiorire una nuova favolistica. Ha scritto Federica, 11 anni: “Allora Giulietta tornò dal suo amico albero prese un bel po’ di polvere magica e la buttò negli occhi del ‘signore dei supermercati’ che non vedendo più niente non poté tagliare l’albero e se ne andò via adirato. Giulietta fece i salti di gioia e decise di sposare quel mago che tanto amava. Così si sposarono sotto l’albero. E vissero per sempre felici e contenti”. Ammettiamolo: ma chi avrebbe mai detto che si potessero combattere i costruttori e i signori dei subappalti a colpi di favole?
Nando
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