Presepe multietnico con muschio romano. E onore a Bertoldo

 

Oplà, ho finito il presepe. E vi sembra cosa da poco?
Intanto è la prima volta in vita mia che lo finisco con un giorno di anticipo
sull’arrivo del Natale. Da ragazzo facevo disperare mia madre, perché alle otto
di sera, mentre già iniziavano ad arrivare gli ospiti per la cena della
vigilia, io correvo in cucina a saccheggiare il barattolone della farina per
portare in salotto la “neve” da spargere poeticamente sul presepe. E fare
indicibili disastri. Poi ha incominciato a disperarsi la biondina. Ma io non
trovavo davvero tempo di indaffararmi con le statuine se non un giorno prima.
Dunque lavoravo il 23 sera e il 24 intero. Anche perché la creazione artistica
era immensa. Appena sposati e coi gracchi piccoli occupava il camino e poi il
pavimento sui due lati e poi a salire tre piani interi di libreria. Oggi è più
piccolo. I gracchi non sono più in casa, i nipotini volteggiano in lontanissimi
cieli rosa appesi al becco di una cicogna, e così stasera ho iniziato con il tg
di Mentana e ho appena finito. Camino e pavimento. Senza i pastori storici di
famiglia accumulatisi dalla fine degli anni quaranta a oggi. Ma riempiendo lo
spazio con le molte natività regalatemi dagli amici: peruviana, tibetana,
messicana….O comprate da me: danese, napoletana, finlandese…E con il
meraviglioso muschio fresco che si trova solo a piazza Navona. Sissignori, sono
andato a prenderlo lì l’altro ieri approfittando del viaggio a Roma. Peccato
che la piazza più bella del mondo sia diventata sotto Natale, invece che una
fiaba per bambini con giocattoli di legno e palloncini, una autentica schifezza
invasa da catapecchie giganti che vendono tutte la stessa merce. La signora
gentile e infreddolita che vendeva il muschio e si scusava per la qualità “perché
non ha piovuto al momento giusto” sembrava uscita da un film della Magnani
(brava Pielle, vedo che ci sei sempre…).
Stamattina, invece, riunione strategica con Lillo (quello del “minchiazza”,
certo) sui destini di Melampo. Il tutto in una pizzeria cinese dove la
margherita buonissima e l’ottima birra (meno di 10 euro, compreso il caffè)
sono state infiocchettate da un regalo al cliente: vuole sciarpa o guanti?
Incredibile. Melampo, però, dicevo. La casa editrice si avvia a diventare punto
di riferimento nazionale sulle questioni di mafia, legalità, democrazia,
diritti. Punteremo sempre di più in quella direzione. Oh, amici, se un marchio
ha credibilità su una materia, se la gioca fino in fondo, o no? Il che ci
obbligherà a qualche rinuncia e per converso a scelte editoriali forti, che se
ne freghino delle mode. Ma questo è consentito (ecco la lucidissima analisi dei
due sommi strateghi) dal fatto che ormai sui “nostri” temi c’è un’opinione
pubblica ben strutturata che partecipa costantemente e non per moda. E inoltre lanceremo
una cosa fantastica: i melampini. Ma su questo non fatemi dire di più anche se so che scoppiate dalla voglia di
avere qualche notizia di prima mano.
Intanto le giornate, come ben sapete, si allungano. Il sole ci tiene più
compagnia. La corruzione cresce e gli incorruttibili (anche nel calcio) diventano
eroi nazionali. Davvero il Bertoldo comunista ci azzeccava: beati i paesi che
non hanno bisogno di eroi. Buona Vigilia a tutti.

 

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