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Oscar Luigi. E la nostra malattia
Intanto Oscar Luigi. Sia reso onore al vecchio Presidente.
L’Italia gli deve molto. Chi gli ha voluto male riesce solo a evocare possibili
giovanili attitudini clientelari nella provincia novarese o a tacciarlo di
bigottismo mariano. Non so giudicare di ciò che accadde quand’ero bambino, ma
la teoria degli uomini giusti proposta nei suoi bei libri da Gabriele Nissim è
molto chiara: il giusto è non colui che non ha mai peccato, ma colui che anche
in una sola e grande circostanza della sua vita sente il dovere alto della
giustizia e lo adempie. In questo senso Scalfaro è stato un giusto. Ha visto
attaccare la Costituzione e l’ha difesa per quanto era nelle sue possibilità.
Da presidente della Repubblica prima e da vecchio apostolo itinerante poi.
Credo davvero che oggi questo paese senza di lui sarebbe un po’ peggiore.
Grazie, vecchio bigotto mariano che non eri bigotto affatto, ma sapevi i
confini tra il sacro e il profano, tra Dio e Cesare. Oggi risale in me
l’orgoglio per avere contribuito alla sua elezione. Come tutti ricordano,
Scalfaro venne eletto capo dello Stato a ridosso del tritolo di Capaci, da un
parlamento zeppo di inquisiti. Per la “semplice” ragione che dopo la strage si
decise di non perdere più tempo e di ricorrere a una figura istituzionale. E
Scalfaro era appunto, da poche settimane, presidente della Camera. Ma era
diventato tale, contro le previsioni, grazie ai voti inaspettati dei radicali e
della Rete. E io mi ero battuto nel gruppo della Rete perché si convergesse su
di lui, anche se in odore di conservatorismo. Mi era piaciuto un suo discorso:
pace, questione morale, indipendenza della magistratura. Che dovevamo chiedere
di più? E la Rete non si era dichiarata sin dall’inizio un movimento
trasversale? Alla fine prevalse la scelta di votare lui…E che dire del
meraviglioso rapporto che si era stabilito tra lui e il Gracco, che era andato
a casa sua a Novara a parlare della tesi che stava facendo sugli anni settanta
e ottanta? Una sera, a un dibattito a Genova, ero seduto accanto a lui. Mi sussurrò
con quel suo tipico tono: “che bravo quel Carlo Alberto, e il suo pensiero, il
suo pensiero…”. Quella volta vidi il Gracco sotto un’altra luce. E oggi il
Gracco era dispiaciuto…
Bene ieri il dibattito sullo “Statista” a Roma. Affollato, anche di assai
autorevoli persone (grazie grazie; ma tranquilli, nessun politico). E
decisamente intrigante. Bravissimi i due giornalisti, Enrico Fontana e Marco
Damilano, nell’affrontare la questione del “democratico pubblico plaudente”,
protagonista numero 2 del libro insieme a Cossiga. Bravi a entrare nel vivo:
che malattia profonda abbiamo in noi che può portare alla creazione dei miti
della politica, fino a giudicare positivamente (statista!) un presidente della
Repubblica che ha picconato le istituzioni? Difficile darle un nome. Certo è la
malattia mentale che porta consensi unanimi a Cossiga che diede l’assalto alla
Costituzione e li nega a Scalfaro che la difese.
Per fortuna non è malata l’opinione pubblica mondiale: Libera è tra le prime
cento associazioni del mondo, selezionata tra migliaia di associazioni
impegnate nei rami più diversi, dalla medicina alla cooperazione
internazionale. Ma ci torneremo…
Nando
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