Il “manifesto” e Melampo. Ovvero quelli che i libri (degli altri) è meglio non presentarli

 

Ecco
a voi, una buona illustrazione dello stato in cui versa una parte (minoritaria)
della stampa di sinistra. Il giorno 22febbraio il “manifesto”, per la tastiera
di Guglielmo Ragozzino, ha messo sul banco degli imputati non chi con le sue
minacce ha impedito la presentazione del libro Assalto alla giustizia di Gian Carlo Caselli alla Feltrinelli di Milano,
ma la casa editrice che ha pubblicato il libro, ossia Melampo. La quale avrebbe
cinicamente ordito una campagna di propaganda all’americana. Su questo mi diletterò
di dilettarvi domani, anche fornendovi qualche spassoso dettaglio inedito. Sono
sfinito, appena tornato da tre giorni di viaggio in Portogallo (anche su questo
vi relazionerò…). Sicché ora mi limito a darvi: a) la notizia dell’acuto
editoriale rivoluzionario, caso mai vi fosse sfuggita; b) la lettera mandata in
risposta al “manifesto” dal grande Lillazzo, di cui si riproduce qui sotto il
testo; c) la notizia che a oggi la lettera di Lillo non è stata pubblicata.
Vedremo domani.

 

 

 

“Gentile
Direttore,

 

in
merito all’articolo Invito a Caselli di Guglielmo Ragozzino, pubblicato nella
prima pagina del vostro quotidiano mercoledì 22 febbraio, ci permetta di
sottoporle alcune notazioni.

 

Non
spetta a noi difendere Gian Carlo Caselli: per lui e in sua “difesa” parlano la
sua vita e la sua storia, umana e professionale. Storia pubblica e a
disposizione di chiunque la voglia conoscere.

 

Tuttavia
oggi dobbiamo sottolineare che è in corso un attacco indegno alla sua persona.
Attacco che, per le forme in cui si sta
sviluppando e per le parole minacciose che vengono usate (sui muri e in
interventi su siti e blog), in nessun modo può essere iscritto nel libero
dibattito di idee e di posizioni, sempre lecito, anche nelle forme più aspre.

 

Per
quanto riguarda il ruolo della nostra casa editrice, possiamo semplicemente
dire che siamo fieri di avere pubblicato i libri di Gian Carlo Caselli.

 

E
che rimaniamo perplessi e sgomenti nel leggere le parole che il vostro giornale
ci dedica nell’articolo in questione.

 

Greve
è l’ironia sul nome della casa editrice: “Melampo, molti lo ricordano, è il
nome del povero cane, corrotto dalle faine, che Pinocchio sostituisce nel
pollaio”. Ironia che prepara la zampata a “un’obiettiva propaganda
all’americana”.

 

Rimettiamo
in ordine i fatti: il libro Assalto alla
giustizia
, concepito nel corso del 2011 e pubblicato in dicembre, è una
riflessione sullo stato della legalità nel nostro Paese.

 

Il
fatto che le presentazioni, già programmate, di questo libro siano state prese
come momento di visibilità da parte di chi ha voluto identificare Caselli come
il “bieco repressore” è cosa da noi non voluta, anzi subita. Tant’è che, per
senso di responsabilità, abbiamo dovuto
annullare alcuni incontri pubblici.

 

Il
coraggio e l’impegno civile di Melampo Editore sono rappresentati dal nostro
catalogo. E voi dovreste ben conoscere la fatica e la difficoltà di fare
editoria fuori dai grandi gruppi e dai grandi circuiti finanziari ed economici.

 

Permetta
infine una considerazione personale: abbiamo sempre seguito con affetto e
rispetto il manifesto. Non chiediamo
affetto ma rispetto per il nostro lavoro.

 

Fare
muro di fronte alla barbarie riteniamo passi anche da questo.

 

In
alternativa: continuiamo cosi, facciamoci del male.

 

 

 

Lillo
Garlisi

 

Amministratore
delegato di Melampo Editore”

 

Leave a Reply

Next ArticleMelampo-Caselli-"manifesto". Tutto quello che non sapevate