Melampo-Caselli-“manifesto”. Tutto quello che non sapevate

 

Berlusconi prescritto. Non mi aspettavo nulla di diverso.
Buon pro a lui e ai prescriventi. La legge è legge. In ogni caso non fu
persecuzione giudiziaria. E’ stata pubblicata oggi, intanto, la lettera mandata
dal grande Lillo al “manifesto” in difesa di Melampo. Mescolata tra le altre
lettere, anche se l’accusa campeggiava in prima pagina; ma pare che così voglia
la cultura garantista. Come ho scritto sul post precedente, le colpe di Melampo
secondo il quotidiano comunista erano due: a) avere pubblicato il libro di
Caselli e b) essersi fatta impedire la presentazione del libro medesimo alla
Feltrinelli-Duomo dalle minacce di qualche frangia esagitata del movimento
no-tav. Eccovi dunque, come promesso, tutti i retroscena della vicenda, che neanche
il “manifesto” è stato in grado di svelare.
Prima la versione ufficiale. Il libro viene concepito mentre governa ancora B.
Il titolo più adatto sembra Assalto alla
giustizia
. Ma in autunno cade il governo B. Il titolo però è già stato prenotato
e d’altronde Caselli decide di volere proprio spiegare che è la storia della
società italiana ad avere un rapporto difficile con la legalità, al di là di B.
La Feltrinelli Duomo prenota la presentazione per il 20 febbraio. Nel frattempo
ci sono gli arresti per gli scontri estivi in Val di Susa e parte la campagna
di intimidazione verso le presenze pubbliche di Caselli, che per non mettere in
difficoltà gli organizzatori annulla alcune iniziative sulla mafia in Liguria.
La domenica 19 arrivano discrete valutazioni dalla questura di Milano. Sono
annunciate contestazioni poco garbate e basta andare in rete per vedere le
intenzioni. Si spiega nel tam tam che ci sono due ingressi. La libreria è
difficilmente difendibile. E’ dentro Mc Donald e comunica con Messaggerie, in
un seminterrato. Consulti pomeridiani e di nuovo al lunedì mattina. Caselli non
ha intenzione di sembrare un fuggitivo, ma alla fine non vuole mettere a
rischio malcapitati clienti o spettatori (basta pensare a un petardo in
libreria). E si annulla. Il giorno dopo si replica a Genova. Con tanto di bomba
carta e vetri infranti. Ma è in Comune e la difesa militare del posto è
possibile. Tra l’altro, nonostante i controlli, il pubblico riempie la sala,
zeppa di gente in piedi. C’è anche il diritto di sentire, oltre che quello di
parlare. Fin qua le veline della questura.
Ecco ora invece la verità. Melampo decide che per vendere il libro bisogna
creare un fatto clamoroso. Contatta dunque discretamente alcuni irriducibili
dell’autonomia proponendo loro uno scambio merci: tutto il catalogo della casa
editrice scontato al 20 per cento in cambio di un po’ di minacce su internet contro
la presentazione e, prima ancora, una contestazione in trasferta alla
presentazione di Lugano (treno e colazione al sacco pagati). La promessa di
pubblicare il primo romanzo alla fidanzata di un funzionario in questura e il
gioco è fatto: ecco circolare i primi allarmi sulla Feltrinelli-Duomo. In vista
di queste manovre il titolo del libro viene cambiato in corsa (prima era: Volere bene alla giustizia). Caselli sta
astutamente al gioco. Farà la parte di chi si deve arrendere ai violenti. Il
miraggio di vendere ancor più de Le due
guerre
è per lui irresistibile. Poi tutto viene gestito al meglio dai
potenti uffici stampa e marketing di Melampo, con quella sacripante di Paoletta
che smuove tutte le amicizie di cui dispone in alto loco. E voi, zucconi, non
lo avevate capito?
P. S. Già che ci siamo, vi do un’anteprima: per vendere di più il mio Lo statista su Francesco Cossiga sto
reclutando dei pastori sardi che piombino sulla prossima presentazione del
libro per impedirla. I costi non sono alti. Basta noleggiare un vecchio
piroscafo. Al resto ci pensa Paoletta che è sarda e ha le entrature giuste…

 

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