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Al premiato Circolo Pd Lussemburgo. E’ qui la festa
Il Fatto Quotidiano
11.3.2012
Vuoi vedere che per trovare un circolo del Pd come Dio comanda devi venire all’estero? Una boutade, certo. Però, insomma, il piddino demoralizzato venga in Lussemburgo e tirerà un po’ il fiato. Qui, sotto la bandiera del grande partito, si svolge un po’ la storia della nostra emigrazione. Come sovrapposte per strati geologici, ci riconosci tutte le generazioni. Ci sono gli emigrati del dopoguerra, gli anziani dei tempi delle miniere e delle industrie. Gli impiegati e i funzionari delle istituzioni internazionali e delle banche. E infine i cervelli in fuga, i giovani di talento che per darsi alla ricerca sono dovuti espatriare. Ingresso su Route D’Esch. Una italianità complice, una passione politica contagiosa, un bel miscuglio di facce e storie. I locali sono quelli del circolo Eugenio Curiel, presieduto da un gagliardo ottuagenario friulano, di nome Franco Barilozzi. Friulano è anche il Miserini. Lo chiamano così, per cognome, perché è una specie di simbolo. Ottant’anni anche lui, divenne una furia quando spostarono la foto di Berlinguer al piano di sopra, perché il segretario era il suo mito, lui gli faceva da autista. Finché l’hanno riportata giù: “Berlinguer veniva solo con me, e pure Pajetta”. Il circolo politico è ospitato nel Curiel, in una strana sovrapposizione di identità, “No, questo è Curiel, questa invece è iniziativa del Pd”. La politica e la cultura si celebrano al primo piano. Se ne fa un be po’, ma senza che dal partito vengano molti aiuti. Anche se gli iscritti riconoscono che Eugenio Marino, il responsabile dell’emigrazione, si fa vedere e sentire con una certa regolarità. “I pezzi grossi? Non vengono. Abbiamo avuto Scalfarotto e la Garavini. Ma ad arrivare al livello dei Bersani non si riesce, ci siamo beccati un bel po’ di bidoni. Eppure il 5 novembre scorso a piazza San Giovanni la nostra delegazione era la più vistosa, guardi qui le foto, ‘pace, solidarietà, cittadinanza’, diceva il nostro striscione”. Ci tengono a sottolineare alcune cose. I soldi e le tessere, anzitutto. Qui non c’è trippa per i Lusi. “Le tessere sono tutte vere, corrispondono agli iscritti, e la gestione la garantisce Umberto, il tesoriere. Gentile e pignolo, mezzo ciociaro mezzo lucano, di mestiere fa il carrozziere, aggiusta anche le Ferrari, su di lui ci puoi contare”.
Dopo il dibattito i piddini lussemburghesi si danno convegno al pianterreno. Hanno preparato una cena. Sono bravi anche in questo. Pare che quando in settembre fanno la loro due giorni di festa dell’Unità democratica, l’unica d’Europa, i lussemburghesi accorrano come a un pregiato ristorante. Lo chef lo fa Marcello, romanesco colorito, che promette per il week end “cotiche e fagioli, carciofi alla romana, gricia, abbacchio, cicoria e friarielli”. Uno chef tecnico edile, che arrivò qui quarant’anni fa per amore. “Conobbi Maria a Perugia un’estate. Poche settimane ed ero già qui, tutto il viaggio in auto pensando a lei”. La figlia di Marcello e Maria si chiama Claudia. La sfruculiano perché si presenta dicendo “so’ artista”, ma artista lo è davvero: ha esposto alla Biennale di Venezia e ora fa uno stage di arte contemporanea a New York.Ci sono Paola e Maria Grazia, le giovani donne del “Passaparola”, un mensile di varia umanità. Stefano informatico, Stefano giovane fisico, Maria Grazia, catanese della grande covata di Pippo Fava, Giovanna, bocconiana con il fidanzato italiano anche lui qui in trasferta, Eleonora, architetto del paesaggio, altra giovane che in Italia ha trovato tutte le porte chiuse e qui si occupa di itinerari culturali per il Consiglio d’Europa. C’è anche Mario Tommasi, il presidente del circolo (quello Pd, non il Curiel), che non viene dal Pci ma dalla Dc. Fa il dirigente di banca, friulano anche lui, è iscritto al partito dei Cristiani sociali, una specie di doppia cittadinanza politica, “ma loro non sono mica come il centrodestra italiano”. C’è pure Luisa Maffioli, un marito scienziato, che in Italia è stata segretaria di categoria della Cisl. A Lussemburgo ha messo su e dirige la libreria italiana. Spiega con orgoglio di applicare gli stessi prezzi di copertina che si praticano in Italia. Grande qualità, molto spazio alla questione morale, ha i libri di Caselli e di Gherardo Colombo.
Gioiscono, discutono di politica, si sfottono con affetto. Coltivano perfino l’idea di fare del loro circolo una Onlus (Asbl, si chiama qui) per dargli una identità legale. Li osservi e pensi che forse in Italia non si iscriverebbero tutti al Pd. Che quel circolo è in realtà un modo per sentirsi insieme parte dell’altra Italia, quella che non ha a che fare con la BBC, ossia -perché quacosì ci hanno ribattezzato- con il BungaBunga Country. Un’idea di paese, un’idea di emigrazione, un orgoglio lontano dai propri cieli. Divisi tra chi spera di tornare e chi sa già che se tornerà farà fatica ad adattarsi. Davvero volete la formula magica del Pd di Lussemburgo? Attenzione: questo è il circolo maggiore. Perché i dissidenti sono già riusciti a farne altri due…
Nando
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