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I mercanti dal tempio (ancora su Genova). E la birra con il Gracco
Grande, grandissima festa del papà. Ho avuto il privilegio
di trascorrere un’ora tutta con il Gracco maggiore all’Ostello Bello. Lui e io seduti
a un tavolo con due pinte di buonissima birra artigianale. Lui a raccontare i
suoi grandi progetti turistico-culturali, io a confidare quelli miei soliti
(dal cinema all’università ai libri a Libera: sempre antimafia). Credo che non
fosse mai successo. I decenni che passano servono anche a questo. Abbiamo pure
brindato, lui, io, i suoi amici e perfino un ostellante, con una magnifica
grappa mandatami dalla professoressa Marnoto dell’università di Coimbra, che
già alla prima sera si accorse delle mie predilezioni alcoliche.
Grande anche la due giorni genovese di Libera. Stupende giornate, di cui offro
qualche cenno nell’articolo qui accanto. Il venerdì pomeriggio, come sempre
riservato ai familiari, è stato da brividi. Ho pianto molto, anche se cercando di
non darlo a vedere ma poi rivendicandolo e chiedendo “uno Stato che sappia
piangere”. Storie dure, che si incidono nelle menti, che si fanno pensiero. E
io ho pensato questo, che è poi quel che ho detto nelle mie conclusioni: questa
è materia di dolore, anche di speranza, ma materia sacra, che ci viene affidata.
Nessuno può permettersi di tradirla, di usarla per scopi personali. Come diceva
Gesù?, ho chiesto a don Luigi. Che bisogna cacciare i mercanti dal tempio? Don
Luigi ha annuito. Ecco, ho continuato, dopo quello che abbiamo sentito dobbiamo
cacciare i mercanti dal tempio. Applauso in sala. Don Ciotti, che mi è parso
affaticato, quasi schiacciato dal peso di quest’avventura meravigliosa a cui ha
dato vita e che si è accollato, non deve più essere disturbato con lamentele e
cicalecci. Semplicemente, fuori i mercanti dal tempio. Libera è quella fiumana
che abbiamo visto. Se qualcuno in giro per l’Italia ne vuole fare altra cosa,
magari da asservire, non c’è che da praticare una possente disobbedienza civile
che butti all’aria pastoie e codicilli: antimafia Libera & libera. Lo
stesso cardinal Bagnasco, di cui studiavo attentamente le espressioni, secondo
me si è reso conto di che cosa fosse davvero Libera solo mentre era in corso la
messa, soprattutto quando le centinaia di familiari sono scattate in piedi ad
applaudire dopo la lettura di tutti i nomi delle vittime. Allora il suo
rispetto si è fatto massimo. Bravo Prodi a venire, convinto con pochissimi sms.
Amarezza mia, invece, per Caselli costretto a stare giù dal palco per evitare
fischi alla manifestazione. Lo guardavo e mi veniva il magone. Ma è mai
possibile, mi chiedevo, che dopo una vita come la sua sia costretto a stare giù
dal palco come un reietto, inseguito dall’odio di chi ancora vuole fargli
pagare i successi della lotta al terrorismo? (perché così è, amici; a scrivere “Caselli
mafioso” a Genova in febbraio erano gli ultracinquantenni; e il linguaggio di
molti commenti in rete è del tutto estraneo ai ventenni-trentenni, sa solo di
muffa). Ultima nota: bellissima la traduzione teatrale delle Ribelli. Carlo
Felice pieno e un sogno realizzato. Grazie a Margherita, a Lella e a Fabrizio.
Così è, nella vita ci si incontra…
Nando
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